Un libro per raccogliere il grido dei perseguitati

“Dove i cristiani muoiono”: è il libro, edito da San Paolo, scritto da mons. Luigi Ginami. Un testo che è frutto dei viaggi di solidarietà, promossi dalla Fondazione Santina Onlus, e che mette il dito nella piaga di tanti che soffrono a causa della fede.

Benedetta Capelli- Radio Vaticana

Con uno sguardo sincero e chiaro, il libro di mons. Ginami – “Dove i cristiani muoiono” - raccoglie le storie di sofferenza e dolore di molte persone nel mondo. Lo fa senza partire da posizione preconcette, senza sposare alcuna causa ma solo raccogliendo il grido di chi porta anche sul proprio corpo i segni dell’odio antireligioso. “Mi sembra giusto cominciare ogni analisi – scrive nella prefazione mons. Luigi Ginami, presidente della Fondazione Santina Onlus – e cercare soluzioni partendo dall’ascolto della loro voce”.

I luoghi della sofferenza

C’è un filo rosso che lega le storie raccontate nel libro e raccolte nell’arco di quattro diverse missioni, compiute grazie alla Fondazione, ed è l’amore per il Vangelo, per Gesù che ancora oggi vive in mezzo a noi nella carne dei giovani di Garissa, in Kenya; di Nasren, una bimba irachena yazida che ha ancora negli occhi la violenza contro la sua famiglia. Ci sono pure le testimonianze drammatiche di Gaza così come la positività del vescovo Joe Alessandro che porta sul suo corpo le cicatrici di un antico attentato dei fondamentalisti, sempre in Kenya.

Cristiani perseguitati ma anche musulmani

Mons. Luigi Ginami ricorda che “bisogna difendere l’islam moderato” e condannare il fondamentalismo che uccide anche gli stessi musulmani. Secondo recenti indagini, il Medio Oriente, dall’inizio del secolo scorso ad oggi, ha visto la presenza cristiana calare dal 20 al 4%. In Iraq i cristiani sono quasi 260 mila ma nel 2003 erano un milione e mezzo. Sono solo alcuni dati per fotografare l’emorragia in corso dovuta anche all’avanzata del cosiddetto Stato Islamico.

La storia di Janet

Emblematica nel libro è la storia di Janet Akiny, 22 anni, che prima di essere uccisa dai terroristi di al-Shabaab nel dormitorio dell’università di Garissa, manda un messaggio al suo fidanzato giurando amore e chiedendo preghiere. “I martiri di oggi – afferma mons. Ginami – non sono sugli altari, sono i ragazzi che muoiono per fede e per amore di Gesù, come i giovani di Garissa”.

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26 maggio 2018, 13:17