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Iraq. Mons. Sako: no a uso di simboli religiosi per prendere voti

I candidati alle prossime elezioni politiche irachene devono evitare di sfruttare simboli e riferimenti di carattere religioso come strumenti di propaganda elettorale. E' questa la richiesta espressa dal Patriarcato di Babilonia dei caldei in vista dell'appuntamento elettorale del prossimo 12 maggio

Olivier Bonnel - Città del Vaticano

I candidati – si legge in un intervento diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato caldeo – per raccogliere consensi elettorali devono far riferimento solo alle proprie competenze professionali e ai propri talenti personali. I candidati cristiani, in particolare, devono evitare di vantare presunte sponsorizzazioni e appoggi da parte di autorità ecclesiastiche. Ne è convinto il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako il quale afferma che in questa campagna elettorale non c’è un piano ed una visione chiara e globale per il futuro dell’Iraq. Quindi la Chiesa caldea è intervenuta perchè i candidati non devono sfruttare la propria appartenenza religiosa per ottenere voti

Ascolta l'intervista al patriarca Sako

Ad esprimere il proprio voto nelle prossime elezioni nazionali sono chiamati quasi 25 milioni di potenziali elettori. A contendersi i 329 seggi del Parlamento si sono presentati quasi 7mila candidati (comprese più di 2mila donne), raggruppati in 87 liste, molte delle quali organizzate solo a livello locale o regionale. Sono almeno 9 le piccole formazioni politiche animate da dirigenti e militanti cristiani che prenderanno parte alla prossima competizione elettorale, gareggiando tra loro anche per conquistare i 5 seggi – distribuiti singolarmente nelle 5 province di Baghdad, Kirkuk, Erbil, Dohuk e Ninive – che il sistema delle quote riserva alle minoranze cristiane.
 

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03 maggio 2018, 13:30