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Don Marengo: dal Papa spinta a superare opposizione tra Chiesa e storia

Nel suo libro ‘Chiesa senza storia, storia senza Chiesa’ don Gilfredo Marengo riprende l’invito del Papa ad abbattere i bastioni fra Chiesa e mondo

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

Uno degli obbiettivi del pontificato di Papa Francesco, di cui si celebra in questi giorni il quinto anniversario, è superare il divorzio tra Chiesa e mondo che continua a cinquant'anni dal Concilio. E’ uno dei concetti esposti da don Gilfredo Marengo, docente dell’Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, nel suo libro ‘Chiesa senza storia, storia senza Chiesa, l’inattuale “modernità” del problema chiesa-mondo’ (Edizioni Studium). Il volume, prendendo spunto dal magistero di Francesco, invita a guardare al mondo come ‘condizione’ e non come ‘obiezione’ all’azione della Chiesa.

Un cantiere aperto

“Il Concilio - spiega Marengo - ha posto all’attenzione della Chiesa il problema del suo rapporto con il mondo, chiedendo che questo tema venisse riconsiderato. Oggi, stiamo facendo questo lavoro che – a mio avviso – è ancora tutto da completare, soprattutto perché la Chiesa e il mondo non rimangono sempre uguali a sé stessi”. “In questi cinquant’anni è cambiato il mondo ed è cambiata la Chiesa. Ciò significa che il tentativo di riprendere in mano questo dossier fondamentale della vita della Chiesa è ancora veramente un cantiere aperto”.

La crisi dell’impegno comunitario

“La crisi post-conciliare è stata un fenomeno limitato nel tempo che fondamentalmente copre la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta”, aggiunge don Marengo. “E’ stato un periodo vissuto e interpretato in maniera geniale dal futuro Santo Paolo VI”. “Chi oggi dice ancora che siamo in crisi post-conciliare o non conosce la storia o è ideologico”. “Quello che sottolinea oggi Papa Francesco, soprattutto nell’Evangelii gaudium  è che c’è una crisi dell’impegno comunitario: una fatica a vivere bene questa relazione con il mondo”.

Abbattere i bastioni

“Da un lato – spiega don Marengo – dobbiamo tener conto dell’insistenza con cui Papa Francesco ci invita a riconoscere quello che lui chiama un ‘cambiamento d’epoca’.  E quindi, se c’è un cambiamento d’epoca in corso dobbiamo in qualche modo rivedere i parametri con cui affrontiamo questo tema”. “Ma l’elemento più significativo è che il Papa ci spinge con insistenza a lasciar cadere l’idea che la Chiesa sia un castello di vetro di fronte a un mondo che gli è di per sé distante. Già negli anni Cinquanta un grande teologo disse che bisognava abbattere i bastioni e questa operazione a mio avviso è da fare ancora”.

Il mondo ‘condizione’ e non ‘obiezione’

“Per moltissimo tempo nella modernità, dalla metà del Cinquecento fino a metà del Novecento, la Chiesa ha sentito il rapporto con il mondo come un rapporto da risolvere e quindi come un’obiezione”, aggiunge don Marengo. “Invece – l’insegnamento del Papa – ci spinge a considerarlo una condizione, perché non c’è un posto della Chiesa fuori dal mondo: la Chiesa vive nel mondo, non vive sulla luna”. “E quindi la Chiesa di per sé deve accettare di essere nella realtà così come essa è. E questo non è un problema in più ma è l’unica possibilità reale per cui la Chiesa può essere fedele a sé stessa e alla sua missione”.

Oltre l'opposizione dottrina e pastorale

“Superare l’opposizione Chiesa mondo-significa superare quella tra dottrina e pastorale”, conclude l'autore. “Perché la polarità di questi due termini nasce in un contesto in cui la Chiesa sente problematico il rapporto con il mondo”. “Il ragionamento era il seguente: dobbiamo avere una dottrina perfetta che funzioni al cento per cento e da qui possiamo ricavare dei criteri d’azione per la realtà,”. “Ma se noi poniamo in discussione la premessa di questa polarità, la polarità cade”. “Dunque – conclude l’autore - il problema della Chiesa non è elaborare una dottrina e poi applicarla alla realtà, ma rendersi presenti nel mondo offrendo agli uomini del proprio tempo quello che porta e cioè la novità dell’annuncio cristiano che – di per sé – è capace di accogliere, interpretare e farsi carico di tutto l’umano, come diceva l’incipit della Gaudium et spes”.

Ascolta e scarica l'intervista a don Marengo

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11 marzo 2018, 08:27