Fedeli in fuga a Kinshasa dopo gli spari della polizia davanti alla cattedrale Fedeli in fuga a Kinshasa dopo gli spari della polizia davanti alla cattedrale 

Mons. Ambongo Besungu: in Congo una campagna contro la Chiesa

Ancora tensione tra il governo e la Chiesa cattolica nella Repubblica Democratica del Congo: spari della polizia a Kinshasa per disperdere la folla dopo la messa del cardinal Monsengwo Pasinya. Il vicepresidente dei vescovi, mons. Ambongo: abbiamo risposto come “padri di famiglia” alla morte dei nostri figli in un luogo sacro.

Padre Jean Pierre Bodjoko, SJ – Città del Vaticano

C’è sempre tensione nella Repubblica Democratica del Congo, dopo gli 8 morti e le 141 persone arrestate il 31 dicembre a Kinshasa, dai militari del governo Kabila, per impedire la marcia pacifica organizzata dai laici cattolici. Oggi la polizia ha sparato in aria per disperdere la folla che si era raccolta davanti alla cattedrale, dopo la messa celebrata dal cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, in suffragio delle vittime di San Silvestro, alla presenza di ambasciatori occidentali. In un intervista a Vatican News, il 4 gennaio, il cardinale ha messo in guardia da quanti “sono incapaci di proteggere la popolazione”. I mediocri devono sgomberare – ha dichiarato il porporato – permettendo a chi è capace di “governare il Paese”.  

La Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in un messaggio,  ha denunciato gli attacchi contro la Chiesa e la sua gerarchia. I vescovi scrivono che si assiste ad una campagna di intossicazione, di disinformazione, persino di diffamazione, portata avanti da parte dei responsabili delle istituzioni della Repubblica. Abbiamo chiesto al vicepresidente della Conferenza episcopale Monsignor Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Mbandaka-Bikoro, in cosa consiste questa campagna.

R. – Ma, basta leggere i giornali di Kinshasa o ascoltare le radio che appartengono al governo del posto. Se ci si fermasse solo al livello della stampa, tutto ciò potrebbe ancora andare… Tuttavia, dal momento che sono alte personalità delle istituzioni della repubblica che si permettono di portare avanti delle accuse gratuite contro la gerarchia della Chiesa e contro la Chiesa cattolica in generale, ciò è molto grave.

D. – Non potete fare appello al diritto di replica, monsignore?

R. – Qui ci troviamo di fronte ad una sorta di campagna, e lei sa che in Congo la gran parte dei media – l’80% di questi – sono nelle mani del potere. E il governo si serve dei media per portare avanti un attacco mirato contro la Chiesa cattolica e contro la gerarchia. E questo è inaccettabile.

D. – L’attacco è rivolto contro le prese di posizione dei singoli vescovi e della Conferenza episcopale. Si sottolinea il principio della laicità dello Stato e quello di “neutralità della Chiesa”. Non siete abbastanza neutri?

R. – Credo che la domanda dovrebbe essere posta a coloro che parlano di questa “neutralità della Chiesa”. “Laicità dello Stato”: cosa si intende per questa nozione? C’è chi dice che la Chiesa deve essere “in mezzo al villaggio”. Noi ci poniamo la domanda: che cosa significa questo? Nella realtà, che cosa è successo? La Chiesa, per sua vocazione, è madre. Il pastore è come un padre di una famiglia. E questo padre di famiglia per ciò che è successo in quella giornata… – il padre di famiglia, una volta che la gente è entrata nel proprio spazio, fin dentro casa sua, e direi persino fino in camera sua, dopo aver maltrattato i propri figli e coloro che abitano in casa, dopo aver gettato dei gas lacrimogeni… Come si può domandare a questo padre di famiglia di restare “neutro”?

D. – Dunque, questi fatti vi mettono davanti alle vostre responsabilità…

R. – Ci mettono davanti alla nostra responsabilità come “padri di famiglia”. Hanno desacralizzato i luoghi di culto: questo è inaccettabile. Ci facciamo la domanda: quando si arriva a questo livello di disprezzo per Dio - qualcuno che ha un tale livello di disprezzo verso Dio - come può avere rispetto e considerazione per un essere umano?

D. - Voi vescovi ricordate ancora una volta, nel vostro messaggio, il rispetto del diritto a manifestare …

R. - E’ un diritto elementare e costituzionale, il diritto di manifestare è quello che potremmo dire il diritto di un essere umano a esprimere il suo malcontento. In una nazione tutti non possono essere contenti allo stesso modo. Quindi questa è la possibilità per chi non è contento di dire perché non lo è.

D. – Voi denunciate anche tutti i tentativi di divisione dell’episcopato congolese, orchestrati per fini politici. C’è chi cerca di approfittare di certe situazioni per insinuare che voi non siete uniti. Siete uniti tra voi?

R. - Credo che la forza della Chiesa e dell’episcopato congolese sia l’unità e questa unità non è di oggi. E non c’è alcun rischio che questa unità venga rimessa in questione. Penso piuttosto che quelli che hanno cercato di diffondere nei media che i vescovi erano divisi, che non tutti sostenevano il cardinale… sono persone che hanno preso i loro sogni per la realtà.

D. - Il cardinale Monsengwo Pasinya ha detto che i mediocri, gli incapaci di proteggere la popolazione, devono “sgomberare”…

R. - Il cardinale ha agito e parlato come un padre di famiglia che ha assistito a questi comportamenti brutali verso i propri figli, che ha assistito alla morte dei propri figli in un luogo sacro. Noi non possiamo che partecipare al dolore del cardinale.

Ascolta e scarica l'intervista con monsignor Ambongo Besungu

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12 gennaio 2018, 15:38