Peña Parra: "Dialogo e collaborazione per la crescita della società"
L'Osservatore Romano
«La sana collaborazione tra Stato e Chiesa, principio implicito nel sistema concordatario, si è delineata quasi come un programma da seguire», rendendo positivo il bilancio di questi anni fondati sull’«importanza del dialogo, della dovuta informazione e della valorizzazione di funzioni e strutture». È la ferma convinzione espressa dall’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, intervenendo a conclusione del convegno 75 anni di rapporti tra Stato e Chiesa cattolica nell’ordinamento costituzionale svoltosi giovedì 14 dicembre a Roma, presso la Sala della regina della Camera dei deputati.
Dal 1948, anno di entrata in vigore della Costituzione repubblicana, che ha avuto tra i suoi padri «autentici uomini di fede» come Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti e Alcide De Gasperi — ha evidenziato il presule nella relazione intitolata «Il Concordato con l’Italia e la sua evoluzione nella Costituzione della Repubblica» — i rapporti tra Stato e Chiesa sono stati saldi e costruttivi e permangono tali «poiché orientati a un’attenta garanzia della dignità di ogni persona “sia come singolo sia nelle formazioni sociali”, come dispone l’articolo 2» della carta costituzionale italiana. A testimonianza di ciò, ha sottolineato l’arcivescovo, «l’accordo di Villa Madama del 1984, con cui è stato revisionato il Concordato del 1929, come pure i diversi accordi e intese che si sono succeduti su singoli punti del reciproco incedere dello Stato e della Chiesa». Si era sentito il bisogno di aggiornare quelle parti dei Patti lateranensi «non più rispondenti all’evoluzione dei tempi e al mutato contesto politico e sociale italiano», ha chiarito Peña Parra, riaffermando «che lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». A quest’ultima, in sostanza, «è stata riconosciuta la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e santificazione», assicurandole quei «poteri di autorganizzazione che della struttura ecclesiastica disciplinano non solo l’assetto ma anche la continuità e la capacità di concorrere nel sostenere la società italiana».
L’importanza e soprattutto la visione lungimirante dell’Accordo di Villa Madama, ha puntualizzato il sostituto, non si limitarono ad adeguare il Concordato del 1929 alle trasformazioni prodotte dalla secolarizzazione presente nella società italiana, segnata da una forte diminuzione della pratica religiosa e dall’attenuarsi del riferimento a principi e contenuti della dottrina cattolica. Fu elaborata, infatti, una riforma di «tutta la materia degli enti e dei beni ecclesiastici» con l’introduzione di «un sistema di finanziamento della Chiesa Cattolica su base volontaria da parte dei cittadini, il cosiddetto “8 per mille”, così riconoscendo che le ragioni del credente vanno garantite e non possono mai essere separate da quelle del cittadino».
Rievocando i profondi cambiamenti subiti dalla società italiana sul piano normativo, sociale, economico e del costume dal 1948 a oggi, l’arcivescovo ha osservato come la Chiesa si sia posta e si ponga tuttora come «privilegiato punto di riferimento per persone in difficoltà, chiamata a operare con quella necessaria sussidiarietà che della sua dottrina sociale è cardine essenziale»: è la Chiesa «esperta di umanità» di cui parlava san Paolo vi, ha ricordato monsignor Peña Parra, avvertendo che tale modus operandi non dovrà mai sfociare in un «desiderio di sostituirsi alle istituzioni civili nei piani e negli indirizzi che la politica di un Paese elabora ed attua», ma dovrebbe tradursi in spirito costruttivo che dia frutti. Basti pensare, ha indicato, «al nuovo sistema di sostentamento del clero, alla valorizzazione della Cei e delle Regioni nel settore della tutela dei beni culturali ecclesiastici, all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche». Ciò a dimostrazione che «la costituzionalizzazione dei Patti lateranensi, non ha creato ostacoli alla libertà religiosa, all’eguaglianza senza distinzione di religione e al progressivo divenire in senso multireligioso e multiculturale della società italiana», permettendo alla Chiesa di «svolgere liberamente la propria missione in Italia e nel mondo, offrendo anche contributi determinanti alla crescita della società italiana».
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