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 mons. Lucio Adrian Ruiz, segretario della Segreteria per la Comunicazione - Vaticano mons. Lucio Adrian Ruiz, segretario della Segreteria per la Comunicazione - Vaticano 

VHack: la maratona che segue "il cuore del Papa".

L'intervista integrale a mons. Ruiz su Vatican Hackathon, l'evento che coinvolge giovani esperti di tutto il mondo per contribuire con la tecnologia ai problemi che più toccano il cuore di Francesco: i migranti e i rifugiati

Emanuela Campanile - Città del Vatiicano

Le sfide, i giovani e il pensiero del Papa per rifugiati e migranti. Nell'intervista a mons. Lucio Adrian Ruiz, segretario della Segreteria per la Comunicazione, la genesi e le attese dell'evento Vatican Hackathon che prende il via oggi.

Mons. Ruiz, cos’è Vatican Hackathon?

R. - Vatican Hackathon è un’iniziativa per continuare o realizzare, come si fa in tante università in questo momento nel mondo, gli Hackathon: gare, per esempio, di matematica, di fisica… E’ un evento in cui si riuniscono dei giovani di diverse università e in cui si presentano delle sfide e loro devono proporre delle soluzioni. Il Vatican Hackathon prende questo evento culturale – Hackathon - e lo trasporta in ambito vaticano con delle sfide proprie e su ciò che sta a cuore al Santo Padre. Abbiamo invitato i ragazzi per vedere quale risposta tecnologica potevano dare per poter fare un passo verso la soluzione di questi problemi.

Quindi gli obiettivi quali sono?

R. – Per allinearci con il cuore del Santo Padre, abbiamo scelto il dialogo culturale – caratteristica dell’ambiente in cui si svolgono gli Hackathon - e la problematica più cara al Santo Padre, che sono i migranti e i rifugiati.

Immagino che Papa Francesco sia al corrente di tutto questo…

R. - Sì, assolutamente, il Papa è al corrente, dall’inizio. Quando l’idea è sorta, subito l’abbiamo presentata al Santo Padre, che ha espresso la sua gioia perché vedendo che in questa realtà convergono la cultura, la scienza, la tecnica, la fede, la tecnologia, i giovani, che vengono giustamente a pensare, a sfidarsi, per risolvere problemi concreti che ha la cultura contemporanea come il dialogo, come i migranti e i rifugiati… Questo è stata una fonte di gioia. Speriamo che vada bene e che possiamo contribuire in qualche modo con la tecnologia alla soluzione di queste grandi sfide del mondo contemporaneo.

Hackathon  è un’invenzione un po’ atipica, ma in realtà segue quello che è stato sempre l’atteggiamento e la tradizione della Chiesa…

R. - Sì, Hackathon è una realtà che mette in dialogo, fa una “gara” fra le diverse intelligenze, per vedere di proporre soluzioni davanti a una sfida che si presenta a diversi ragazzi provenienti da diverse università. Tuttavia, si inserisce in una scia di dialogo tra scienza e fede, tecnica e fede, da sempre presente nella Chiesa. Certo, ci sono stati momenti più difficili, altri più sereni ma è normale perché in tutte le relazioni ci sono momenti migliori e peggiori. Pensiamo a una relazione di coppia, un matrimonio: ci sono momenti in cui si è più vicini e momenti in cui si è più lontani. La relazione tra scienza e fede è una relazione che comunque si è sempre cercato di mantenere. Quindi, per noi, è un evento nuovo perché “culturalmente nuovo”, ma non è nuova la realtà di dialogo da sempre presente nella Chiesa.

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08 marzo 2018, 18:26