Cerca

San Giovanni, apostolo ed evangelista

Pal.lat.50, Lorscher Evangeliar, sec. IX Pal.lat.50, Lorscher Evangeliar, sec. IX  (© Biblioteca Apostolica Vaticana)

“Il discepolo che Gesù amava”: semplicemente così, nel suo Vangelo, si autodefinisce Giovanni e ha ragione a vederla in questo modo, perché è lui a rivestire uno dei ruoli più importanti nella storia della salvezza, oltre, ovviamente, a Maria, che Gesù gli affida espressamente in punto di morte con quell’“ecco tuo figlio” ed “ecco tua madre”. Da allora in poi Giovanni prende Maria con sé come “la cosa più cara” e il punto di unione tra i due è proprio la purezza, la vita verginale che entrambi conducono.

Notizie storiche sulla vita di Giovanni

Le fonti storiche dalle quali attingere i dettagli della vita dell’apostolo evangelista, sono diverse, alcune apocrife come un altro Vangelo, secondo alcuni da attribuire proprio alla sua penna. Di lui sappiamo che è il più giovane e che sarà il più longevo dei Dodici. È originario della Galilea, in una zona sul lago di Tiberiade e infatti viene da una famiglia di pescatori. Suo padre è Zebedeo e sua madre Salomè; il fratello Giacomo, detto il Maggiore, sarà anche lui un apostolo. È sempre nominato da Gesù ed è nella cerchia dei ristrettissimi che lo accompagnano nelle occasioni più importanti, come quando viene resuscitata la figlia di Giairo, nella Trasfigurazione sul Monte Tabor e durante l’agonia nel Getsemani. Anche nel corso dell’Ultima Cena siede in un posto d’onore, alla sua destra, e gli poggia il capo sulla spalla con un gesto d’affetto: è proprio in quel momento che lo Spirito Santo gli infonde la sapienza del racconto evangelico che scriverà in vecchiaia. È l’unico a stare ai piedi della Croce assieme a Maria e con lei trascorre in attesa i tre giorni precedenti alla Resurrezione; è ancora il primo ad arrivare al sepolcro vuoto dopo l’annuncio di Maria Maddalena, ma lascerà entrare Pietro perché ha rispetto dell’anzianità. Poi si trasferirà con Maria a Efeso, da dove si occuperà dell’evangelizzazione dell’Asia Minore. Sembra anche che dovrà subire la persecuzione di Domiziano ed essere esiliato nell’isola di Patmos, dalla quale, con l’avvento di Nerva, tornerà a Efeso per finire qui i suoi giorni da ultracentenario, intorno al 104.

“Il fiore dei Vangeli”

Così viene chiamato il Vangelo scritto da Giovanni, noto anche come “Vangelo spirituale” o Vangelo del Logos, grazie alla raffinatezza del linguaggio teologico e al conio del termine polisemico “logos” per indicare Gesù con i significati di “parola”, “dialogo”, “progetto”, “verbo”. Nel suo Vangelo, inoltre, ricorre 98 volte la parola “credere”, perché è così che si raggiunge il cuore di Gesù, credendo nella libertà e accogliendo la grazia come il discepolo prediletto di Cristo ci mostra. Il suo è anche un Vangelo altamente mariano, non tanto per la quantità dei riferimenti alla Vergine, quanto per la speciale grazia di Colei che più di tutti conosce il Figlio e che rende il Mistero di Cristo. Eppure Maria nel racconto di Giovanni appare solo due volte: alle nozze di Cana e sul Calvario. Di particolare importanza proprio il racconto delle nozze di Cana, che costituisce anche il primo incontro di Gesù con Giovanni. Ma la chiamata di Giovanni - che assieme ad Andrea era già seguace di Giovanni il Battista – avviene probabilmente a Betania, presso il fiume Giordano. Quando arriva Gesù, il Battista lo saluta come “l’Agnello di Dio”. Giovanni resta talmente colpito da questo incontro da ricordare perfino l’ora in cui è avvenuto (la decima, circa le 16) e pertanto non potrà, dopo allora, non seguire Gesù. Ma oltre all’alto valore teologico, il Vangelo di Giovanni differisce dai sinottici anche per le sottolineature sull’umanità di Cristo che emerge dai dettagli di alcuni racconti, come il sedersi stanco, le lacrime versate per Lazzaro o la sete manifestata sulla Croce.

L’Apocalisse e le Lettere

Giovanni scrive anche tre lettere e l’Apocalisse, l’unico libro profetico del Nuovo Testamento. Esso conclude le Scritture e già dal suo nome – che significa “rivelazione” – indica il concreto messaggio di speranza che porta in sé, mettendo in un certo qual modo un punto fermo al dialogo di Dio con l’uomo: d’ora in poi sarà la Chiesa a parlare, a leggere l’azione di Dio all’interno della Storia, fino al suo ritorno sulla Terra alla fine dei tempi. In questo senso l’Apocalisse è anche una “profezia”. Quanto alle tre Lettere, o Epistole, di Giovanni, scritte probabilmente a Efeso, sono lettere sull’amore e sulla fede che mirano a difendere alcune fondamentali Verità spirituali contro l’attacco delle dottrine gnostiche.

Questo è l’inimitabile incipit del Vangelo di Giovanni:

In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.