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San Prosdocimo, primo vescovo di Padova

San Prosdocimo, Andrea Mantegna San Prosdocimo, Andrea Mantegna 

Prosdocimo: tra storia e leggenda

Primo Vescovo di Padova, si ritiene ordinato vescovo dallo stesso san Pietro, il quale mandò Marco ad Aquileia, Apollinare a Ravenna e Prosdocimo a Padova.

In quel tempo regnava Vitaliano, il quale si convertì con tutta la sua famiglia e impose ai sudditi di fare altrettanto! Fece costruire la chiesa di santa Sofia come riferimento per la Comunità cristiana. La sua opera di evangelizzazione, sostenuta e incoraggiata dalla garanzia della protezione del re, si estese a Vicenza, Asolo, Treviso… dove lasciò la chiesa organizzata, seppur senza fondare diocesi. Al rientro a Padova, assistette alla morte di Vitaliano e della sua sposa e al martirio di Giustina, la figlia avuta in tarda età grazie all’intercessione di Prosdocimo. Per Giustina, il Vescovo fece costruire la basilica a lei dedicata, con annessa una cappella dove verrà poi sepolto Prosdocimo.

«In quanto al periodo in cui visse, una serie di elementi inducono a porre la sua attività di vescovo non al tempo delle persecuzioni, ma in epoca post costantiniana, nel quarto secolo; inoltre non visse nello stesso periodo della vergine Giustina, anche se la tradizione tardo antica-alto medievale ritenne poi di intrecciare le vicende dei due santi, ponendole alla radice della chiesa padovana. È l’unico degli antichi vescovi padovani di cui si siano conservati e la tomba e il culto. Prosdocimo non fu martire, ma sopravvisse all’era dei martiri» (P. GIOS, s. v. Padova, in Le diocesi d’Italia, dir. da L. Mezzadri, M. Tagliaferri e E. Guerriero, III, Cinisello Balsamo 2008, 875-876).

È certo che sul finire del III secolo a Padova la comunità cristiana era solida e numerosa e ne sono testimonianza i tanti martiri caduti sotto la persecuzione di Diocleziano (303-313): tra questi, la più famosa è proprio santa Giustina.

La devozione

È certo che Prosdocimo morì anziano, come dimostrano le ricognizioni effettuate sulle sue ossa: sepolto prima nel cimitero della basilica di santa Giustina, fu poi portato in un Sacello adiacente, fatto costruire nel 520 dal patrizio Opilone. Il corpo fu scoperto ed esumato solo nel 1564 e collocato in Basilica. Nel 1957, in occasione del restauro del Sacello, le ossa furono nuovamente esumate e, a completamento dell’indagine, poste in una nuova cassa di piombo e inserite nell’antico sarcofago, che fa oggi da base all’altare.