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San Paolo della Croce, sacerdote, fondatore dei Passionisti

Paolo Francesco Danei nasce a Ovada, un piccolo paese dell’Alessandrino, in Piemonte, ed è il primo dei 16 figli che allietano la casa di una famiglia di origini nobili, ma in difficoltà economiche. Fin da piccolo mostra un grande interesse per la religione e una fede molto solida, nutrita con la partecipazione quotidiana alla Messa, la frequentazione dei Sacramenti e la pratica continua della preghiera, ma per aiutare la famiglia inizia a lavorare con il padre. La sua vocazione, però, lo porta altrove.

La Croce nel cuore e nell’anima

Nel 1713 succede qualcosa nella vita di Paolo Francesco che decide di vivere come un monaco eremita, pur non appartenendo ad alcun Ordine. In seguito, all’età di 26 anni il vescovo gli concede di sistemarsi in una cella dietro la chiesa di Castellazzo Bormida. Qui matura l’idea di fondare una nuova Congregazione, detta dei Poveri di Gesù. All’interno della cella, s’impegna a scriverne la Regola che sarà improntata sull’amore per la Croce. Questa, infatti, sarà la spiritualità tipica dei religiosi che Paolo guiderà: in un’epoca di fede debole, abbracciare la scelta la più impopolare, quella che passa attraverso la croce e il sacrificio. Inizia a farsi chiamare “Frate Paolo della Croce” e a soccorrere poveri e ammalati nei quali riesce a contemplare il volto di Gesù crocifisso.

La Passione, amore di Dio per l’uomo

Finalmente nel 1727 Benedetto XIII autorizza Paolo a raccogliere intorno a sé dei compagni che lo aiutino. Il primo sarà suo fratello carnale, Giovanni Battista: i due vengono ordinati sacerdoti nel corso dello stesso anno. Nasce così il primo nucleo dell’Ordine dei Chierici scalzi della Santa Croce e della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, poi detti Passionisti. Alla base c’è una radicale appartenenza alla croce di Gesù e la concezione che la Sua Passione non sia solo un’inevitabile conseguenza della redenzione dal peccato, ma “la massima espressione dell’amore di Dio per l’uomo”. I primi religiosi vengono formati come predicatori: non combatteranno i Turchi con le armi, ma con la parola sconfiggeranno l’ignoranza, l’irreligiosità e l’abbandono del Vangelo.

Accanto agli “inaccessibili”

Paolo della Croce ha parlato e scritto molto: forse diecimila lettere o più; storiche le sue predicazioni durante il Giubileo del 1750. La sua vita, però, trascorre in gran parte in solitudine, nel ritiro sul Monte Argentario in cui si è trasferito e dove ha fondato il primo convento. Da qui parte per missioni dirette nelle zone più povere della Maremma e nelle isolette più remote dell’arcipelago toscano in cui è difficile far penetrare la Parola di Dio. Nel 1771, grazie alla collaborazione di Madre Crocefissa Costantini, fonda a Tarquinia le Monache Passioniste, religiose di clausura dedite alla penitenza e alla vita contemplativa. Paolo muore a Roma nel 1775; sarà canonizzato da Pio IX nel 1867.