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San Giuseppe da Copertino, sacerdote francescano

La capacità di volare, con la mente e con il corpo: è questa la cifra stilistica che caratterizza la vita di San Giuseppe da Copertino. Nonostante le difficoltà negli studi, infatti, riceve il dono della scienza infusa e vive momenti di estasi con levitazioni. Eppure, a leggerla sulla carta, la sua storia sembra indicare tutto il contrario. Quando Giuseppe Maria Desa nasce, il 17 giugno 1603, nel piccolo paese di Copertino, in provincia di Lecce, la sua famiglia non vive un momento facile: il padre, Felice, è rimasto coinvolto nel fallimento economico di un conoscente al quale ha prestato del denaro, ed è finito in miseria. Così Giuseppe viene al mondo in una stalla come Gesù e sin da bambino deve rimboccarsi le maniche per contribuire all’economia domestica, facendo il garzone di bottega.

L’esempio del “Poverello di Assisi”

Prova anche a frequentare la scuola, Giuseppe, ma viene colpito da un’ulcera cancrenosa che lo tiene lontano dagli studi per ben cinque anni. La madre, Franceschina Panaca, donna forte e vigorosa, cerca di impartirgli una formazione di base attraverso la narrazione della vita dei Santi come San Francesco. In Giuseppe matura, così, il desiderio di camminare nella sequela del “Poverello di Assisi”, tanto che, compiuti 16 anni, chiede di entrane nell’ordine dei Frati Francescani Conventuali, presso il convento della “Grottella”. Ma la sua scarsa formazione scolastica non lo aiuta ed è costretto a tornare sui suoi passi. Si rivolge, allora, ai Francescani Riformati e poi ai Cappuccini di Martina Franca, ma il responso è il medesimo: la sua istruzione carente, accompagnata dalle prime manifestazioni di estasi durante le quali lascia cadere ogni cosa dalle mani, lo rendono inadatto alla vita in comunità.

I prodigi degli esami per il diaconato e il sacerdozio

Nel frattempo, il Supremo Tribunale di Napoli stabilisce che, raggiunta la maggiore età, Giuseppe venga obbligato a lavorare senza paga, fino a saldare il debito del padre, ormai defunto. Di fronte a tale condanna – di fatto, una vera e propria schiavitù – il giovane torna a chiedere l’ammissione al Convento della “Grottella”. I Frati prendono a cuore la sua situazione e lo aiutano ad intraprendere un vero percorso di studi. Tra mille difficoltà, ma grazie a una grande forza di volontà, il giovane arriva all’esame per il diaconato. Qui avviene un prodigio: Giuseppe conosce in modo approfondito un solo brano del Vangelo ed è proprio quello che, casualmente, il vescovo esaminatore gli chiede di commentare. Un evento straordinario simile si ripete tre anni dopo, in sede di esame per diventare sacerdote: il vescovo interroga alcuni esaminandi e, trovandoli particolarmente preparati, estende a tutti gli altri candidati l’ammissione al sacerdozio. Finalmente, nel 1628, Giuseppe viene così ordinato prete.

“Fratel Asino”

L’umiltà di Giuseppe, però, rimarrà proverbiale: consapevole dei propri limiti culturali, non disdegna i lavori manuali più semplici, si dedica al servizio dei più poveri. Addirittura si auto-soprannomina “Fratel Asino”. Giuseppe vive l’amore alla Chiesa in modo incondizionato, ponendo Cristo al centro della sua esistenza e provando una profonda devozione per Maria, Madre di Dio. Tuttavia, chi lo sente parlare riconosce in lui la luce di una teologia matura, della quale discetta con profondità: è il dono della scienza infusa a renderlo così sapiente.

Le estasi e le levitazioni

Nel frattempo, in Giuseppe si accentuano i fenomeni delle estasi e delle levitazioni, in particolare quando pronuncia i nomi di Gesù e di Maria. “Quando, nello schioppo, la polvere da sparo si accende e manda fuori quel boato e fragore – spiega a un confratello – così il cuore estatico viene accesso di amore di Dio”. Tali episodi non sfuggono all’Inquisizione di Napoli che lo convoca per cercare di capire se il giovane da Copertino stia abusando della credulità popolare o meno. Proprio davanti ai giudici schierati nel Monastero di San Gregorio Armeno, Giuseppe ha una levitazione. Viene quindi assolto da ogni accusa, ma il Sant’Uffizio lo confina in isolamento, lontano dalle folle.

Offrire la “grotticella” del cuore a Cristo

Il futuro Santo passa, quindi, da un convento all’altro – Roma, Assisi, Pietrarubbia, Fossombrone – fino ad arrivare a Osimo, vicino Ancona. Qui, finalmente, giunge nel 1656, per volere di Papa Alessandro VII, e qui trova pace. Vi rimane, infatti, ininterrottamente fino alla morte, sempre conducendo una vita umile al servizio del prossimo, e in colloquio con Dio nel culmine della celebrazione eucaristica: “Così bisogna fare – spiega a un confratello – lasciare il mondo, continuare l’orazione e accomodare la ‘grotticella’ del nostro cuore per offrire a Gesù Cristo l’intelletto, la memoria e la volontà”.

La preghiera dello studente

La morte lo coglie il 18 settembre 1663, all’età di 60 anni. Benedetto XIV lo beatifica nel 1753, mentre sarà Clemente XIII a proclamarlo Santo, il 16 luglio 1767. Oggi, le sue sacre spoglie riposano all’interno di un’urna di bronzo dorato, nella cripta della Chiesa di Osimo, a lui dedicata. Un Santuario è stato eretto in suo onore anche a Copertino, sopra la stalla in cui è nato.
A lui si rivolgono gli studenti in difficoltà, recitando questa preghiera:

O san Giuseppe da Copertino,
amico degli studenti e protettore degli esaminandi,
vengo ad implorare da te il tuo aiuto.
Tu sai, per tua personale esperienza,
quanta ansietà accompagni l'impegno dello studio
e quanto facili siano il pericolo
dello smarrimento intellettuale e dello scoraggiamento.
Tu che fosti assistito prodigiosamente da Dio
negli studi e negli esami
per l'ammissione agli Ordini sacri,
chiedi al Signore
luce per la mia mente e forza per la mia volontà.
Tu che sperimentasti tanto concretamente
l'aiuto materno della Madonna, Madre della speranza,
pregala per me,
perché possa superare facilmente
tutte le difficoltà negli studi e negli esami.
Amen.