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Ss. Ponziano, papa e Ippolito, sacerdote, martiri

San Ponziano, Basilica di san Paolo fuori le mura San Ponziano, Basilica di san Paolo fuori le mura 

Ponziano e Ippolito

Discendente di una delle più nobili famiglie di Roma, i Calpurnio, Ponziano fu eletto Papa il 21 luglio 230, sotto l’imperatore Alessandro Seveso (222-235), che garantiva tolleranza religiosa. Ma se la pace esterna era garantita, non lo era altrettanto quella all’interno della Chiesa, che dovette subire uno scisma, a causa del sacerdote Ippolito, eletto antipapa (217). Uomo colto ed esperto di Scrittura, Ippolito non accettava la facilità con la quale la Chiesa di Roma concedeva il perdono ai lapsi (i caduti, cioè coloro che di fronte alla persecuzione non avevano avuto il coraggio di professare la fede e chiedevano di essere riammessi nella Chiesa); ed era troppo tollerante nell’accettare i matrimoni tra uomini e donne di condizione sociale diversa e tra schiavi e liberi (la legge pagana non li riconosceva validi!).

La scelta di Ippolito, come vedremo, fu dettata più da scrupoli di valutazioni e da orgoglio personale, che da dottrina; sta di fatto che lo scisma continuò anche durate il pontificato di Urbano (222-230) e quindi di Ponziano.

La persecuzione di Massimino

Alla morte di Alessandro Seveso salì al trono Massimino il Trace (235-238), il quale riprese le persecuzioni contro i cristiani, e non sapendo chi fosse dei due il vero Papa, esiliò entrambi presso le miniere in Sardegna: era la prima volta che non veniva martirizzato un Papa. La Comunità cristiana si ritrovò così senza una guida, tanto che Ponziano, perché la sede apostolica non restasse vacante, rinunziò al pontificato in favore del greco Antero. Il tempo dei lavori forzati, la rinunzia al papato, la condotta umile di Ponziano… portò Ippolito a riconciliarsi con lui e invitò i suoi seguaci a rientrare in seno alla vera chiesa.

Il martirio

Morirono entrambi dopo pochi mesi a causa della dura vita delle miniere, e onorati come Martiri. Fu papa Fabiano (236-250) a far individuare e trasferire il copro di Ponziano, ponendolo nel cimitero della via Appia, nella “cripta dei papi”. Papa Damaso (366-384), compose per Ippolito questa iscrizione: “Quando infierivano gli ordini del tiranno, fu prete e rimase sempre nello scisma di Novato; al tempo in cui la spada lacerò le viscere della madre chiesa, mentre fedele al Cristo marciava verso il regno dei santi, il popolo gli domandò quale direzione doveva seguire; rispose che tutti dovevano seguire la fede cattolica. Così meritò, confessando la fede, di essere nostro martire. Damaso riferisce ciò che ha inteso. Il Cristo prova tutto”.