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San Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna e dottore della Chiesa

Pietro

Nacque verso il 380 ad Imola, in Emilia.

Riconosciuta la sua capacità intellettuale e di eloquenza, il vescovo della città, Cornelio, lo prese sotto la sua custodia curandone la formazione intellettuale e cristiana. Così scrive Pietro di lui: “Cornelio…fu mio padre; fu lui che mi generò per mezzo del Vangelo; mi allevò nella vita di fede…essendo vescovo, mi offrì e mi consacrò al servizio degli altari”.

Nel 424 divenne vescovo di Ravenna dove assolse il suo ministero pastorale con grande zelo. Eccellente predicatore tanto da esser definito “Crisologo”, cioè “dalla parola d’oro”.

Lo stupore della fede

Educato alle cose di Dio, imparò a scoprirne la Sua presenza in ogni cosa, lasciandosi stupire per la grandezza e la bontà con la quale Dio lo ricolmava: “O uomo – scriverà in uno dei suoi discorsi – perché hai di te un concetto così basso quando sei stato tanto prezioso per Dio?...Tutto questo edificio che i tuoi occhi contemplano, non è stato forse fatto per te?...Per te è stata regolata la notte…il giorno…per il te il cielo è stato illuminato dal diverso splendore del sole, della luna, delle stelle…”. E ancora: “Il tuo creatore – dopo averti donato le bellezze di questa terra – trovò ancora qualcosa da aggiungere per amarti. Ha stampato in te la sua immagine, perché l’immagine visibile rendesse presente al mondo il creatore invisibile, e ti ha posto in terra a fare le sue veci…”.

Pietro, vescovo

Tra il 424 e 428, Pietro venne scelto come Vescovo di Ravenna. Governò con saggezza e lungimiranza, sapendo abilmente intrattenere rapporti con i suoi fedeli, con il potere civile e con l’imperatrice Galla Placidia, giunta a Ravenna già nel 404, quando la residenza dell’Impero d’Occidente, sotto la pressione dei Visigoti, fu qui trasferita da Milano.

Pietro il teologo

Pietro non si intromise mai nelle questioni strettamente teologiche. Ma in questo periodo si tengono due Concili: nel 431 a Efeso, per stabilire che Gesù era vero Dio e vero uomo e quindi Maria era Madre di Dio. Così Pietro in un’omelia: “Quando la Vergine concepisce, vergine concepisce e vergine rimane. Non rientra nell’ordine della natura, ma dei segni divini. Non c’entra la ragione, ma la potenza superiore, non la natura, ma il Creatore. Non è una cosa normale, ma singolare; è un fatto divino, non umano”. Nel 451 a Calcedonia, dove si stabilisce che nell’unica persona di Gesù ci sono due nature, umana e divina, senza confusione: “Nasce Cristo per reintegrare con la sua nascita la natura decaduta…Regge l’uomo, perché l’uomo non possa più cadere. Fa diventare celeste colui che aveva creato terreno…E così lo innalza tutto fino a Dio”. E in un altro sermone, dice: “I magi riconobbero Gesù come Dio nella sua culla: ma gli eretici, con una procedura alla quale non si può pensare senza dolore, si domandano oggi chi sia colui che nacque dalla Vergine e dallo Spirito Santo. Quando Gesù nel presepio mandava il primo vagito dell’infanzia, l’esercito celeste cantava: Gloria a Dio nei cieli! E ora, che nel nome di Gesù si piega ogni ginocchio sulla terra e negli abissi, si solleva la questione della sua origine. Non possiamo indagare in modo ingiurioso colui che aspettiamo e temiamo come nostro giudice”.

Morte e santità

Morì il 30 luglio tra il 451 e il 458. Durante il suo ministero episcopale seppe consolidare la fede, costruire chiese e monasteri, istruire il popolo. Grazie ai suoi scritti e alla fama che sempre lo accompagnò. Fu definito “Parola d’oro” (Crisologo), quasi rispecchiando colui che presiedeva la sede episcopale d’Oriente, Crisostomo (349-407), detto “Bocca d’oro”. Nel 1729 è stato proclamato Dottore della Chiesa.