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San Lorenzo da Brindisi, sacerdote cappuccino, dottore della Chiesa

San Lorenzo da Brindisi, San Giovanni Rotondo San Lorenzo da Brindisi, San Giovanni Rotondo 

“Giulio Cesare”

Giulio Cesare, questo il nome di battesimo di san Lorenzo. È nato il 22 luglio 1559. Rimasto orfano di padre, la madre pensò di affidarlo ai frati Conventuali dove ebbe modo di intraprendere gli studi umanistici. All’età di sei anni stupì per la sua eloquenza quanti erano presenti in Cattedrale, probabilmente per un saggio accademico. Accanto agli studi, ebbe modo di respirare la paura dei suoi concittadini, intimoriti dai Turchi che minacciavano le coste pugliesi. Morta anche la madre, verso i 14 anni, in piena adolescenza, si trasferì a Venezia dallo zio paterno. Arrivato in città, ne rimase profondamente colpito per la bellezza e vivacità, ma la memoria tornava spesso al convento, e così cercò un convento di frati: trovò i Cappuccini che subito riconobbero le sue capacità, e lo accolsero in Comunità.

Lorenzo, religioso

A 17 anni fece i primi voti, prendendo il nome di “Lorenzo”. Era di spiccata intelligenza, capace, intuitivo, e a 23 anni prese i voti e nel 1582 riceve l’ordinazione sacerdotale.

Il momento storico non era dei più facili. Si era da poco concluso il Concilio di Trento, i protestanti si diffondevano ovunque, e la minaccia del mondo mussulmano non dava pace. In questo contesto di criticità, non rinunciò mai allo studio, tanto che per penetrare in profondità il messaggio biblico e quindi le ragioni profonde della scelta protestante, si dedicò allo studio dell’ebraico e del greco pur di attingere ai testi originali. Si appassionò talmente alla cultura ebraica, che a qualcuno sorse il sospetto che si fosse fatto ebreo!

L’inviato del Papa

Nel 1599 fu inviato dal Papa a Praga, capitale del Sacro Romano Impero, per predicare e tessere rapporti con i sovrani. Nell’ottobre 1961 accompagnò l’esercito cristiano nella battaglia di AlbaReale  (Szekesfehervar), città fortificata della bassa Ungheria, allora occupata dai mussulmani. Si ripeteva il miracolo della vittoria a Lepanto, 7 ottobre 1571. Se i soldati indicarono in Lorenzo l’autore della vittoria, lui dichiarò che non era merito suo, ma di Dio e della Madonna che lui stesso aveva implorato.

Il rinnovamento dell’Ordine

Fu Maestro dei Novizi, poi guardiano, superiore provinciale e Generale dell’Ordine (1602). A piedi, visitò tutte le case cappuccine d’Europa, incoraggiando i suoi frati e sapendo aiutarli nel recuperare autentici rapporti fraterni, tanto da essere definito “la consolazione dei frati”. Provvide a far costruire conventi e a garantire la presenza dei frati a cominciare da quei territori dove maggiormente serviva sostenere il popolo e istruirlo.

A titolo personale, preparava le omelie con particolare cura, tenendo presenti i suoi interlocutori ed evitando di parlare astratto o farsi trovare impreparato. Non scrisse nessuna opera, salvo la Lutheranismi Hypotyposis che però rimase chiusa nel cassetto. Si trattava di un’opera attraverso la quale Lorenzo voleva rispondere al predicatore protestante Laisero, il quale durante una sua assenza predicò tra la sua gente. Lorenzo, rientrato a casa, pretese un dibattito pubblico che però non venne mai accettato. A questo punto Lorenzo scrisse il documento che però non fu mai stampato, in quanto nel frattempo Laisero morì: “Per non parere che volesse combattere contro i morti e fare guerra alle ombre”.

Dottore della Chiesa

Nonostante da parte di Lorenzo non ci fu mai la volontà di scrivere chissà quali opere, dopo la sua morte furono raccolti tutti i suoi carteggi e solo nel 1956 i Cappuccini pubblicarono l’Opera Omnia, composta da 10 opere in 15 volumi. Giovanni XXIII nel 1959 lo proclamò dottore della Chiesa.

Sorella morte

Morì il 22 luglio 1619 a Lisbona, dov’era stato inviato quale ambasciatore alla corte di Filippo III di Spagna per intercedere la pace per Napoli, in rivolta contro il vicerè, a quel tempo sotto il dominio spagnolo.