Cerca

Sant'Agostino, arcivescovo di Canterbury

Sant'Agostino di Canterbury Sant'Agostino di Canterbury  (Joachim Schäfer - Ökumenisches Heiligenlexikon)

Pronunciare il proprio sì al Signore significa anche accettare di essere inviati là dove non si vorrebbe andare, se a chiedertelo è il Papa in persona. Lo sa bene Agostino, che passa così dalla sua vita tranquilla di priore del Monastero benedettino di Sant’Andrea al Celio, a Roma, a intraprendere un lungo viaggio verso terre sconosciute e per di più ostili. Ma Agostino ha fatto, tra gli altri, il voto dell’obbedienza.

Lo stato delle cose, al di là del mare

Non era dei migliori il contesto della Britannia tra il quinto e sesto secolo. Precedentemente cristianizzata dai missionari celti peninsulari che avevano fatto un ottimo lavoro con i Bretoni, questi erano stati poi cacciati dall’arrivo di Sassoni, Angli e Juti, popoli germanici pagani che iniziano a invadere questo territorio a partire dal 596. I Bretoni, rifugiatisi tra le montagne del Galles, erano a loro volta ricaduti nell’idolatria. Tuttavia il re juto del Kent, Etelberto, che era riuscito a estendere la sua influenza nell’Essex, nel Sussex e nell’Est Anglia – tutte terre assoggettate dai Sassoni – non si mostra ostile al cristianesimo, tanto da sposare Berta, una principessa cristiana figlia del re di Parigi, e acconsente perfino alla richiesta di lei di costruire una chiesa cristiana nel Kent. Papa San Gregorio Magno, dunque, capisce che i tempi sono maturi per una nuova evangelizzazione di queste terre. Rimasto colpito dalla bellezza e dalla mitezza di alcuni schiavi angli portati a Roma, tanto da averli paragonati ad angeli, concepisce l’idea di creare in Inghilterra una nuova Chiesa dipendente da quella di Roma, come già era quella francese, e di usare proprio la Francia come trampolino di lancio.

Inizia il viaggio: la tappa francese

Per portare a termine questo incarico, il Pontefice decide di mettere a capo di 40 monaci il benedettino Agostino, che all’epoca è priore del convento sul Celio a Roma. Non è certamente il coraggio la sua principale caratteristica, ma sicuramente lo sono l’umiltà e la docilità: infatti dice subito di sì. La spedizione parte nel 597 e fa tappa in Francia, nell’isola di Lérins. Qui i monaci, accolti nei monasteri della zona, ascoltano i racconti spaventosi di ogni nefandezza commessa dalle popolazioni in cui stavano per immergersi, tanto che Agostino ha paura, torna immediatamente dal Papa e lo scongiura di cambiargli incarico. San Gregorio Magno non molla: per incoraggiarlo lo nomina abate e appena questi torna in Gallia lo consacra anche arcivescovo di Arles. Finalmente il viaggio riprende e i monaci sbarcano in Inghilterra, sull’isola di Thenet.

L’evangelizzazione della Britannia

Ad accogliere la comunità di monaci ci sono il re del Kent e la consorte, cristiana, che li accompagnano fino a Canterbury, città a metà tra Londa e il mare, scelta come luogo di partenza della nuova missione: portare la Parola di Dio tra gli Angli. All’inizio la resistenza della gente è tanta, perciò Agostino sceglie una via di evangelizzazione più morbida, disponibile ad accogliere alcune tra le più radicate tradizioni pagane. Sarà un successo. In appena un anno sono oltre diecimila i Sassoni battezzati, praticamente l’intero regno del Kent, compreso il re (che un giorno sarà Santo) che ora appoggia Agostino apertamente. Il Papa, per ringraziarlo, nel 601 gli manda il pallio e lo costituisce Metropolita d’Inghilterra. Prima di riposare per l’eternità, Agostino riesce a consacrare altre due sedi vescovili oltre a quella di Canterbury: Londra e Rochester, i cui presbiteri sono rispettivamente Mellito e Giusto. Alla sua morte, nel 604, viene seppellito a Canterbury, nella chiesa che ora porta il suo nome ed è venerato da cattolici e anglicani.