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San Sisto I, papa

San Sisto I, Basilica di san Paolo fuori le mura San Sisto I, Basilica di san Paolo fuori le mura 

Sesto è figlio di due pastori, originario della VII regione dell’Urbe chiamata via Lata, dalle parti dell’odierna via del Corso, dove esiste ancora una strada con questo nome. In realtà si chiama “Xystus”, un nome probabilmente di origine greca, che poi viene confuso con Sesto, erroneamente avvalorato anche dal fatto che sarà il settimo Papa, cioè il sesto dopo Pietro.

Il sesto pontificato dopo Pietro

Eletto intorno al 115, a lui sono certamente attribuite alcune norme di culto molto importanti. È Sisto, ad esempio, a decidere che durante la consacrazione nessuno al di fuori dei ministri di culto possa toccare il sacro calice e la patena; è sempre lui a introdurre nella Messa, dopo il Prefazio, la recita del “Santo” in forma congiunta tra il sacerdote e l’assemblea e, sembra, pure la formula finale dell’“Ite missa est”, anche se questo non è storicamente accertato. Di sicuro, invece, stabilisce che i vescovi recatisi presso la Santa Sede debbano tornare nelle loro diocesi con una lettera del Papa che ne comprovi la piena comunione con il successore di Pietro. Non è certo, infine, se sia stato lui a introdurre l’uso dell’acqua nel rito eucaristico e dell’acqua santa per le abluzioni, mentre gli sono attribuite due lettere in tema dottrinario: una sulla SS. Trinità, l’altra sul primato del vescovo di Roma, che alcuni però considerano apocrife. Durante il suo Papato iniziano probabilmente i primi scontri con le Chiese d'Oriente, mentre pare che sia stato lui a inviare i primi missionari a evangelizzare la Gallia, tra cui San Pellegrino.

L’equivoco sul martirio e le reliquie

Sisto muore intorno al 125, probabilmente decapitato, e inizialmente viene indicato come martire. Non essendo però noto alcun dettaglio ulteriore riguardante il suo martirio, il Calendario universale della Chiesa attualmente non lo annovera tra i martiri. Inizialmente sepolto nella necropoli vaticana, dieci secoli dopo la sua morte le sue spoglie vengono trasportate ad Alatri. Da allora la cittadina del Frusinate si contende con la vicina Alife – oggi nel Casertano – San Sisto come patrono. In realtà il suo corpo, secondo le ultime rilevazioni, è conservato in entrambe, ma ci sono reliquie attribuibili a San Sisto I anche nell’omonima chiesa sulla via Appia a Roma e perfino in una teca custodita in una cappella della cattedrale dell’Assunta a Savona, donate alla città da Papa Paolo V.