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Santa Cunegonda, sposa di Sant'Enrico, imperatore

Santa Cunegonda Santa Cunegonda  (© BAV, Pal. lat. 665, f. 1r)

Originaria del Lussemburgo, Cunegonda cresce in una famiglia che le trasmette la fede e le insegna le virtù cristiane che la giovane vive con particolare fervore e che più tardi porta “in dote” al Duca di Baviera, futuro imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Enrico II, che sposa all’età di 20 anni.

Un matrimonio santo

Sono molte le leggende che circolano sull’unione tra Cunegonda ed Enrico, come quella di una calunnia che insinuava un tradimento della giovane moglie ai danni del marito. La donna allora pregò il Signore con tale intensità che Egli le concesse di superare una prova eccezionale per convincere lo sposo della sua innocenza: camminare sui carboni ardenti. Secondo un’altra versione, invece, i due sposi avevano fatto reciproco voto di castità, tanto che il loro fu chiamato “il matrimonio di San Giuseppe”. La realtà storica, invece, sembra essere che Cunegonda fosse sterile, ma nonostante il diritto germanico prevedesse questa come causa di ripudio, suo marito decise di non farne uso. Per questo ancora oggi Cunegonda ed Enrico sono ricordati come la santa coppia che illuminò il Sacro Romano Impero.

La promozione della cristianità

Nel 1002, alla morte di Ottone III, il duca di Baviera diviene imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Enrico II. Solo nel 1014 però riesce a recarsi a Roma assieme alla moglie per ricevere la corona dalle mani di Benedetto VIII. I due sposi, tornati in patria, si spendono molto per la promozione della cristianità nella regione tedesca dell’Assia: nel 1007 fanno erigere il Duomo di Bamberga (dove sono sepolti uno accanto all’altra) e nel 1021 il monastero di Kaufungen, in ringraziamento per la guarigione da una grave malattia.

Dalla corona al saio

Nel 1024 Enrico II muore. Un anno dopo, in occasione dell’anniversario della morte del marito, Cunegonda dona una reliquia della Santa Croce al monastero di Kaufungen e contemporaneamente si spoglia degli abiti regali per vestire il saio benedettino e chiudersi in questo stesso monastero. Da allora la donna vive in umiltà trascorrendo la giornata in preghiera e nella lettura delle Scritture, svolgendo i lavori più umili, praticando la penitenza attraverso l’astinenza dal cibo e portando conforto alle sorelle ammalate. Si spegne in convento in una data imprecisata, probabilmente nel 1033, anche se altre fonti indicano il 1039.