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San Romano, abate

Romano di Condat

Monaco e primo abate di un monastero nella catena montuosa del Giura, tra Francia e Svizzera. Di lui si hanno notizie grazie alla Vita Patrum, perché, intorno al 520, un monaco del monastero decise di scrivere la Vita dei padri del monastero. Dalle notizie che si hanno, Romano nacque intorno al 400 nei pressi di Sequania, ai piedi della catena montuosa del Giura.

Contemplando questo panorama, decise di introdurvisi per cercare una vita solitaria e di preghiera. Vita che pian piano cominciò ad attrarre anche altri: il fratello Lupicino ed altri compagni, finché la notizia non giunse al Vescovo Ilario di Arles, il quale decise di ordinarlo sacerdote nel 444. Accanto all’ordinario ministero, era anche un esorcista, e molti sono i fatti riportati al riguardo e che lo fecero conoscere. Morì nel 465, dopo aver fondato altri monasteri maschili e un monastero femminile affidato alle cure di una sua sorella.

Sepolto in monastero, i pellegrini che venivano a venerarne il corpo sostenevano che molti erano i miracoli che ivi avvenivano. La sua festa, fissata il 28 febbraio, è di antica memoria. 

Così in Vita Patrum: “Vorrei prima di tutto proporre il beato Romano come un vero portabandiera nelle battaglie del Signore quale modello per la vostra vita religiosa… Fu il primo dei tre che ricevette il titolo di abate… Non era particolarmente istruito, ma, merito più raro, era dotato di una purezza e di una carità senza uguali, al punto che non lo si vide, né nella sua infanzia indulgere in scherzi infantili, né nel fiore della vita ridursi in schiavitù delle passioni umane… Percorrendo le foreste adatte e favorevoli al suo ideale di vita per trovare, al di là, tra le valli fiancheggiate da rocce, uno spazio aperto adatto… lì dove i letti di due fiumi si uniscono fino a costituirne uno unico, chiamato comunemente Condadisco… Nel frattempo, la fama dei santi si era diffusa così in lontananza e da tutte le parti che il dolce profumo dei loro meriti faceva… sfuggire dal mondo al fine di seguire, per il Signore, la vocazione della rinunzia e della perfezione”.