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2023.11.22 Copertina podcast "Pace in terra"

Ep. 4 - Yemen

Il cammino di Avvento si sta per concludere, all’orizzonte la grotta di Betlemme dove nascerà il Salvatore del mondo. L’ultima tappa è lo Yemen, uno dei Paesi più poveri del Medio Oriente, sconvolto dal 2015 da una guerra civile tra le forze antigovernative della fazione Huthi e la coalizione a guida saudita con oltre 230mila morti. Per l’Onu l’80% della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria, più di 4,5 milioni di persone, tra cui più di 2 milioni di bambini e bambine, sono stati costretti a lasciare le loro case. In questo camminare verso la luce di Gesù, Laura Silvia Battaglia, giornalista specializzata in Medio Oriente, corrispondente per varie testate anche dallo Yemen, fa conoscere alcune donne “costruttrici di pace”.

La pace nel lungo conflitto in Yemen che ormai dura da 9 anni, la pace è donna ed ha almeno tre nomi. Uno è quello di Sumaya Ahmed al-Hussam, una donna diventata molto famosa per essere riuscita a spezzare una faida immensa tra due famiglie nella regione di Hajjah, nel nord del Paese, in due villaggi Bani Badr e Beit al-Qaidi dove 130 persone sono morte e 60 sono rimaste ferite. Lei è riuscita dopo tanti anni, dal 2012 al 2017, a chiudere questa faida tra le famiglie e a farle parlare, a creare la pace, a chiudere completamente qualsiasi forma di rivendicazione.

Insieme a lei c’è Awfa Al-Naami che è diventata molto popolare perché è riuscita a fare in modo che i giovani e le popolazioni del sud dello Yemen si spogliassero il più possibile delle armi leggere e in questi anni cercassero di non portare la guerra verso i loro nemici del nord. Awfa Al-Naami che oggi non vive più in Yemen perché è stata pesantemente minacciata, oggi vive in un Paese europeo e da lì gestisce questa attività che ha due obiettivi: eliminare l’uso e la diffusione di armi leggere comprese armi di artiglieria leggera nel sud dello Yemen; l’altro è quello di riportare i ragazzi a scuola e rinsegnare loro una cultura della pace che oggi sembra assolutamente dimenticata.

Tra queste donne ce n’è un’ultima che ha ricevuto, al grande summit di UNHCR a Ginevra un premio che è il “Nansen Refugee Award” per i più importanti rifugiati che si sono distinti nelle loro aree, lei ha vinto un premio per la sezione dei rifugiati in Africa e in Asia e si chiama proprio Asia Al-Mashreqi. Ha rilasciato anche una potentissima video-intervista sull’importanza delle donne nei contesti di pace, sulla protezione delle donne e dei bambini nei contesti di pace e la necessità assoluta di guardare alla società civile perché è la sola ad essere in grado di ricostruire un Paese piagato dalla guerra, di ricucire le fratture tra le generazioni.

Anche monsignor Paolo Martinelli, dal 2022 vicario apostolico dell'Arabia del Sud, racconta di donne speciali come le Missionarie della Carità, restate in Yemen nonostante attacchi e uccisioni per prendersi cura degli altri. Uno dei tanti semi di speranza che qui non mancano di germogliare.

La fedeltà delle suore alla loro vocazione missionaria vissuta in quelle condizioni e quella degli altri cristiani rimasti nonostante le difficoltà sono la testimonianza di amore e di una pace possibile. Infine penso all’opera silenziosa e tenace della Caritas che opera nel sud che, in questi anni difficili, assiste la popolazione con beni di prima necessità: cibo, medicine, affrontando con coraggio tante difficoltà. Infine ricordo la gioia di quest’estate a Lisbona quando ho incontrato un giovane proveniente dallo Yemen che ha potuto partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù portando la sua testimonianza di cristiano. Ecco questi segni di una grande speranza che affonda le sue radici nell’amore di Cristo.

21 dicembre 2023