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I richiami di Francesco alla ricerca della verità nell'informazione

Domani la pubblicazione del Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali sul tema "La verità vi farà liberi. Fake news e giornalismo di pace"

Alessandro Gisotti - Città del Vaticano

Attesa per la pubblicazione domani del Messaggio di Papa Francesco per la 52.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema “La verità vi farà liberi. Fake news e giornalismo di pace”. Il Pontefice si è soffermato più volte sul tema della verità nell’informazione a partire dal discorso rivolto agli operatori dei media, tre giorni dopo la sua elezione alla Cattedra di Pietro. In quell’occasione, il 16 marzo del 2013, Francesco rammentava ai giornalisti che la loro professione “comporta una particolare attenzione nei confronti della verità”.

La disinformazione è “un peccato dei media”

Un anno dopo, il 22 marzo 2014, incontrando gli aderenti all’associazione giornalistica Corallo, il Papa indicava tre “peccati dei media”: “la disinformazione, la calunnia e la diffamazione”. La prima, avverte il Papa, “è dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra metà. E così, quello che vede la tv o quello che sente la radio non può fare un giudizio perfetto, perché non ha gli elementi”. Sul binomio verità e giornalismo, torna a parlare pochi mesi dopo quando, il 15 dicembre 2014, incontra i dipendenti della Tv cattolica italiana Tv2000. La disinformazione, sottolinea nell’occasione, “porta a non potersi fare un giudizio preciso sulla realtà”. E osserva che “una comunicazione autentica non è preoccupata” di fare colpo, perché quando punta a questo “non è un buon servizio” che si offre alle persone.

“Evitare i facili slogan, informazione sia al servizio delle persone”

I giornalisti amino la verità, media siano trasparenti

Sulla centralità della verità, il Papa si sofferma nel discorso al Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti italiani, il 22 settembre del 2016. “Amare la verità – sottolinea Francesco – vuol dire non solo affermare, ma vivere la verità, testimoniarla con il proprio lavoro”. Bisogna dunque “vivere e lavorare”, “con coerenza rispetto alle parole che si utilizzano per un articolo di giornale o un servizio televisivo”. Torna sull’argomento anche nell’intervista al settimanale cattolico belga “Tertio” il 7 dicembre 2016. La disinformazione, afferma, “è una cosa che può fare molto danno nei mezzi di informazione”. E aggiunge che “la disinformazione è probabilmente il danno più grande che può fare un mezzo, perché orienta l’opinione in una direzione, tralasciando l’altra parte della verità”. Ribadisce poi con forza che i media devono essere “molto limpidi, molto trasparenti”.

No al sensazionalismo, puntare a senso critico dei lettori

Poche settimane fa, infine, il 16 dicembre 2017, parlando ai membri dell’Unione stampa periodica italiana e della Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Francesco mette in guardia sui danni che può arrecare all’informazione “l’ansia della velocità” e “la spinta al sensazionalismo”. Si avverte, chiede il Papa, “la necessità di un’informazione affidabile con dati e notizie verificati, che non punti a stupire e a emozionare, ma piuttosto si prefigga di far crescere nei lettori un sano senso critico”. Solo così, conclude il Papa, si “eviterà di essere costantemente in balia di facili slogan o di estemporanee campagne d’informazione, che lasciano trasparire l’intento di manipolare la realtà, le opinioni e le persone stesse, producendo inutili polveroni mediatici”. 

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23 gennaio 2018, 09:00