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Papa Francesco al cimitero americano di Nettuno Papa Francesco al cimitero americano di Nettuno 

Giovagnoli: con visite 2 novembre, Papa ricorda tragicità della guerra

Lo storico della Cattolica: Francesco vuole risvegliare le coscienze

di Alessandro Gisotti

Due visite intense, caratterizzate dal silenzio e dalla preghiera, in due luoghi fortemente simbolici per ribadire l’assurdità della guerra, strumento di morte e autodistruzione. Sul significato delle visite di Papa Francesco al cimitero americano di Nettuno e alla Fosse Ardeatine, nel giorno in cui la Chiesa commemora i defunti, abbiamo raccolto il commento del prof. Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea alla Cattolica di Milano:

R. - La scelta di celebrare la giornata di memoria dei defunti visitando il cimitero americano di Nettuno e il Sacrario delle Fosse Ardeatine, è molto indicativa della preoccupazione di Papa Francesco di ricordare che la guerra è innanzitutto e soprattutto una tragedia e quindi una causa di morte anche se spesso viene invece intrapresa quasi con leggerezza, cercando di creare un “mondo nuovo” quasi immaginando una nuova primavera, così ha detto il Papa. Dunque, è un’umanità non abbastanza spaventata dalla guerra quella a cui lui si rivolge, proprio invece in un momento in cui la guerra c’è: c’è in tanti luoghi del mondo e c’è anche come minaccia incombente per un conflitto sempre più grande.

D. - C’è il tentativo di Papa Francesco, anche con queste visite, di purificazione della memoria  - come hanno fatto anche i suoi immediati predecessori – affinché non vengano più commessi gli errori terribili del passato?

R. - Il Papa insiste su questa tragica lezione della guerra, che il mondo non impara mai o meglio che non vuole imparare, così ha detto qualche giorno fa e così ha ripetuto anche oggi. C’è dunque la necessità di riconquistare tutta la coscienza drammatica di ciò che la guerra significa. Pochi giorni fa ha parlato del “suicidio dell’umanità” per esempio nel caso di una guerra nucleare. C’è in lui una coscienza allarmata della scarsa consapevolezza che oggi c’è di questo grande pericolo.

Intervista allo storico Agostino Giovagnoli

 

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02 novembre 2017, 12:03