Papa a Messa per 35 nuovi Santi: senza amore, vita cristiana una morale impossibile
di Debora Donnini
Un bel sole, tipico delle ottobrate romane, scalda Piazza San Pietro accompagnando la gioia dei fedeli per i nuovi Santi, rappresentati dalle immagini sulla facciata: tra loro 30 martiri brasiliani, 3 martiri messicani uccisi ancora adolescenti, e due sacerdoti europei. Le loro biografie sono state ricordate brevemente dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione della Cause dei Santi. Presenti tanti pellegrini e delegazioni ufficiali provenienti dai Paesi d'origine dei nuovi Santi, salutate dal Papa prima della Messa. Tra loro anche il ministro dell'Interno italiano, Marco Minniti.
Ad essese canonizzati sono stati i brasiliani Andrea de Soveral e Ambrogio Francesco Ferro, sacerdoti diocesani, Matteo Moreira e 27 Compagni protomartiri del Brasile nel 1645; Cristoforo, Antonio e Giovanni, protomartiri del Messico nel 1527 e 1529; lo spagnolo Faustino Miguez, sacerdote, fondatore della Congregazione delle Suore Calasanziane Figlie della Divina Pastora, per l'educazione delle bambine, vissuto a cavallo fra ‘800 e ‘900, e l'italiano Angelo da Acri, sacerdote, frate cappuccino morto nel 1739, girò, predicando, l'Italia meridionale.
Francesco ricorda che il Signore vuole celebrare le nozze con ciascuno: vuole un rapporto come quello di una sposa con lo sposo, non “si accontenta “ che osserviamo “le sue leggi”. Per questo, Francesco chiede di riflettere se almeno una volta al giorno diciamo: “Ti amo Signore”. “Se si smarrisce l’amore, la vita cristiana diventa sterile” - avverte - “una morale impossibile”, “da far quadrare senza un perché”. Il pericolo nella vita cristiana è proprio “la routine” senza entusiasmo. Bisogna, invece, “ravvivare la memoria del primo amore”.
Il Vangelo odierno mette però in guardia perché l’invito può essere rifiutato: molti invitati hanno detto “no” perché sono andati ai “propri affari”. La parola chiave per capire il rifiuto è “proprio”.
“Ecco come si prendono le distanze dall’amore - spiega il Papa - non per cattiveria, ma perché si preferisce il proprio: le sicurezze, l’auto-affermazione, le comodità... Allora ci si sdraia sulle poltrone dei guadagni, dei piaceri, di qualche hobby che fa stare un po’ allegri, ma così si invecchia presto e male, perché si invecchia dentro: quando il cuore non si dilata, si chiude”. Quando tutto dipende da quello che “mi va” o “mi serve”, si diventa “rigidi e cattivi”, “si reagisce in malo modo per nulla” come gli invitati del Vangelo, che arrivano perfino ad uccidere quanti portavano l’invito.
Il Vangelo quindi “chiede da che parte stare”: “dalla parte dell’io o dalla parte di Dio?”. Dio, infatti, è il contrario dell’egoismo: di fronte ai “no”, “non sbatte la porta”, anzi di fronte alle ingiustizie subite, “risponde con un amore più grande”. In una parola, mentre “soffre per i nostri no”, “continua a rilanciare”. Dio, infatti, “va avanti a preparare il bene anche per chi fa il male” perché “solo così si vince il male”. L’invito è quindi a fare come Dio: a vivere secondo l’amore vero, superando “i capricci del nostro io permaloso e pigro”.
La parabola del Vangelo parla anche dell’abito degli invitati, che è indispensabile perché non basta rispondere, una volta, “sì” all’invito ma serve “l’abitudine a vivere l’amore ogni giorno” . E sono proprio i Santi canonizzati oggi , soprattutto “i tanti Martiri”, ad indicare questa via : non hanno detto “sì" all’amore per un po’ ma “con la vita e fino alla fine” e il loro abito quotidiano è stato l’amore di Gesù, “quell’amore folle che ci ha amati fino alla fine” lasciando il suo perdono a chi lo crocifiggeva.
Il Papa esorta, quindi, a chiedere al Signore di indossare ogni giorno quella veste bianca, quell’abito nuziale ricevuto nel Battesimo. E per celebrare la festa dell’amore con il Signore, il primo passo è andare a ricevere “senza paura” il suo perdono.
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