Cerca

Il linguaggio d'odio, l'hate speech esplode sui social media Il linguaggio d'odio, l'hate speech esplode sui social media 

Giornata internazionale dell'educazione, lotta al linguaggio d'odio

Secondo l'Unesco, due utenti su tre del web riscontrano atteggiamenti aggressivi. Per il ricercatore Stefano Pasta serve agire sul piano transnazionale ma anche sul pensiero critico: "Anche le guerre incidono sul diritto all'educazione"

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

“Una minaccia aumentata negli ultimi anni attraverso i social media”. L’Unesco si concentra sulla lotta all’incitamento all’odio per l’odierna Giornata internazionale dell’Educazione. Secondo un sondaggio effettuato dall’organizzazione dell’Onu in 16 Paesi,  il 67% di coloro che navigano sul web di afferma di aver riscontrato discorsi di incitamento all'odio online e l'85% afferma di essere preoccupato per l'impatto e l'influenza della disinformazione sui propri concittadini.

Aumenta l'hate speech contro ebrei e musulmani

L’incitamento all’odio cresce con l’aumentare delle tensioni internazionali. Dopo l'attacco terroristico di Hamas contro i civili israeliani il 7 ottobre, l'Anti-Defamation League ha fatto notare sono aumentati del 337% gli incidenti antisemiti negli Stati Uniti, del 320% in Germania e del 961% in Brasile rispetto all'anno precedente. Non solo. Per l'Institute for Strategic Dialogue (ISD), con sede nel Regno Unito, il volume dei discorsi anti-musulmani su YouTube è lievitato 43 volte tra i quattro giorni precedenti e successivi all'attacco. Ecco perché la Giornata odierna deve servire per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di intervenire sul linguaggio, ma anche sul ruolo fondamentale che il sistema educativo, la scuola deve avere.

Sempre più ragazze e ragazzi vittine dell'odio on line

Un terzo degli adolescenti ha dichiarato di aver visto online messaggi d'odio o commenti offensivi contro un individuo o un gruppo. Ma il 58% afferma di non aver fatto nulla, sebbene di fronte all'hate speech il sentimento più diffuso sia la tristezza, seguita da disprezzo, rabbia e vergogna. Lo smartphone è il principale strumento con cui ragazze e ragazzi accedono a Internet. Cresce il numero di ragazzi e ragazze di 9-17 anni che hanno fatto qualche esperienza su internet che li ha turbati o fatti sentire a disagio (13%). Circa il 20 % dei ragazzi è stato poi testimone di episodi di cyberbullismo nell’ultimo anno. Per Stefano Pasta, ricercatore della Cattolica di Milano e autore del libro Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell'odio online, “alcuni aspetti vanno affrontati su un piano transnazionale, con un richiamo alla responsabilità da parte delle piattaforme, ma qualcosa è stato già fatto coI digital service act europeo. Sulle scuole ci sono esperienze interessanti. Da un lato serve l’educazione a un pensiero critico andando a vedere chi c'è dietro un messaggio d'odio, e poi è necessario educare alla responsabilità il produttore culturale che ognuno di noi è diventato".

Ascolta l'intervista a Stefano Pasta

Gli effetti delle guerre sull'educazione

Con le crisi economiche, con la pandemia sono poi crescite le disuguaglianze anche dal punto di vista educativo tra i Paesi più ricchi e quelli meno sviluppati. Ad esempio, a Gaza nessuno dei 625 mila studenti ha avuto accesso sicuro all’istruzione dal 7 ottobre. Nella Striscia, il 75% degli edifici scolastici sono stati distrutti o danneggiati. E ancora, in Ucraina quasi 3.800 complessi scolastici sono stati pesantemente danneggiati, interrompendo l’istruzione per 5,3 milioni di ragazzi, e ancora oggi per troppe ragazze e ragazzi è possibile seguire le lezioni solo on line.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

24 gennaio 2024, 08:42