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L'ospedale nel Beluchistan iraniano dove sono ricoverati i feriti degli attacchi tra Iran e Pakistan L'ospedale nel Beluchistan iraniano dove sono ricoverati i feriti degli attacchi tra Iran e Pakistan

Medio Oriente, raid pakistano in Iran contro “obiettivi terroristici”

È di almeno tre donne e quattro bambini il bilancio dell’attacco pakistano di questa mattina contro la città iraniana di Saravan, in risposta ai raid di due giorni fa di Teheran in territorio pakistano. Per Islamabad si sarebbe trattato di “attacchi di precisione contro obiettivi terroristici”. Intanto nella Striscia di Gaza sono 20 i morti nell’ultimo assalto israeliano di ieri sera nella città di Rafah

Roberta Barbi – Città del Vaticano  

“Attacchi di precisione altamente coordinati e specificamente mirati contro i nascondigli dei terroristi, gruppi militanti anti-pakistani riconducibili ai cosiddetti Sarmachar all’interno dell’Iran”. Questa la motivazione avanzata dal Ministero degli Affari Esteri di Islamabad all’attacco condotto nelle prime ore di questa mattina, 18 gennaio, nella città iraniana di Saravan, nella regione sudorientale del Sistan e Beluchistan, al confine, appunto, con il Pakistan. Nell’operazione sono rimaste uccise almeno tre donne e quattro bambini, tutti di nazionalità non iraniana. L’attacco è una risposta ai raid contro “obiettivi terroristici” effettuati un paio di giorni fa dall’Iran in territorio pakistano.

Il conflitto nella Striscia di Gaza

Intanto a Gaza si continua a morire: è salito a 20 il bilancio delle vittime dell’attacco israeliano di ieri sera nella città meridionale di Rafah, mentre continuano le operazioni militari anche a Khan Yunis, dove si starebbe operando in maniera diversa, “in uno sforzo combinato diretto verso la leadership di Hamas e gli ostaggi”, come ha precisato il ministro della Difesa, Yoav Gallant. Secondo l’emittente araba al Jazeera, inoltre, decine di arresti sarebbero in corso in Cisgiordania da parte delle forze israeliane: almeno 46 persone sarebbero state fermate nell’area di Betlemme.

In Libano guerra “probabile”

Quanto al fronte nord, il capo di Stato maggiore dell’esercito di Israele, Herzi Halevi, parlando al termine di un’esercitazione delle truppe al confine con il Libano, ha detto che “la probabilità di una guerra nei prossimi mesi nella zona è più elevata che in passato”. L’obiettivo è consentire il ritorno degli abitanti israeliani nell’alta Galilea e in altre località del nord del Paese che da ottobre sono nel mirino del fuoco di Hezbollah.  Sul versante diplomatico, il premier israeliano Benyamin Netanyhau avrebbe respinto una proposta del segretario di Stato americano, Antony Blinken, per la normalizzazione con l'Arabia Saudita in cambio di un "percorso" per la nascita di uno Stato palestinese. A riferirlo è stata l’emittente Usa Nbc News, ripresa poi dai media israeliani, secondo cui Netanyahu si sarebbe detto "impreparato" a un accordo del genere sullo Stato palestinese. Blinken ha obiettato che l'indisponibilità della leadership di Israele su questo dossier porterà la storia a ripetersi. Secondo Nbc, Netanyahu avrebbe, però, accettato di contenere un più ampio attacco in Libano.

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18 gennaio 2024, 08:25