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Sfollati yemeniti ricevono aiuti umanitari nel campo di Hays, nella regione occidentale di Hodeidah Sfollati yemeniti ricevono aiuti umanitari nel campo di Hays, nella regione occidentale di Hodeidah

Yemen, una guerra poco raccontata ma molto dimenticata

Il Paese del Medio Oriente vive una delle più gravi crisi umanitarie al mondo, provocata da un conflitto in atto dal 2015. L’area, già altamente destabilizzata, è ora ancor di più scossa dallo scoppio della crisi sudanese. Eleonora Ardemagni (Ispi): “La risoluzione della crisi e il ridimensionamento della violenza contribuirebbero alla pacificazione di quella regione”

Sofiya Ruda – Città del Vaticano

Lo Yemen, a 8 anni dallo scoppio di una guerra che finora non ha ancora visto la fine, è un Paese totalmente dimenticato dal resto del mondo. A contrapporsi sono i ribelli filo iraniani houti e una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita. Viene definito un conflitto civile interno, ma in realtà il risvolto regionale è importantissimo.

Gli spiragli di pace

Dopo la tregua nazionale scaduta lo scorso ottobre, in questo momento è in corso il colloquio bilaterale tra l’Arabia Saudita e gli houti. “Questo è sicuramente positivo. È però singolare che l’Arabia Saudita abbia deciso di aprire a una trattativa diretta con gli houti senza per ora coinvolgere formalmente le istituzioni riconosciute dello Yemen”, spiega a Radio Vaticana - Vatican News Eleonora Ardemagni, ricercatrice associata presso l’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, e assistente alla Cattolica di Milano. “Questo ci fa capire che l’Arabia Saudita è soprattutto interessata a uscire dal conflitto, a interrompere l’intervento militare e a mettere in sicurezza il suo confine con lo Yemen”, continua l’esperta. Nonostante ci siano dei segnali positivi, la strada della pacificazione è ancora lunga. “Qualunque annuncio di prolungamento della tregua – prosegue Ardemagni – sarebbe sicuramente positivo, rappresenterebbe però soltanto un tassello di un quadro più ampio ancora da definire”.

Ascolta l'intervista con Eleonora Ardemagni

Necessaria maggiore mobilitazione

Questa guerra è stata meno raccontata rispetto agli altri conflitti del mondo arabo che si sono aperti dopo le rivolte del 2011, conosciute come le primavere arabe, “sia per una maggiore difficoltà dei giornalisti ad accedere al territorio – spiega ancora l’esperta – sia per una generale semplificazione che fa pensare allo Yemen come a un Paese periferico o marginale rispetto alle dinamiche orientali, ma non è così”. Per quanto riguarda gli aiuti umanitari, a livello di donazioni, si fa fatica a raccogliere le cifre che le Nazioni Unite individuano come fondamentali. “Questo probabilmente per il grande numero di crisi nella regione medio-orientale, e non solo, che sono attualmente aperte”, osserva Ardemagni. 

Il dramma dei civili

Lo Yemen era già il Paese più povero del Medio Oriente prima ancora che scoppiasse il conflitto. Tra le vittime civili di questa guerra, come l’Onu tante volte ha sottolineato, non ci sono soltanto coloro che muoiono per le conseguenze dirette, ma anche i tanti che subiscono la mancanza di cibo, di acqua potabile e di infrastrutture mediche. “Tutto questo restituisce un quadro umanitario che era già grave negli anni passati – conclude la ricercatrice – e che adesso porta ad avere i segni di un conflitto che si trascina da troppo tempo”.
 

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28 aprile 2023, 16:16