“In nome della madre", la pièce teatrale di Michele La Ginestra
Ilaria Sambucci – Città del Vaticano
Fino al 18 dicembre al Teatro 7 Off di Roma si può assistere a In nome della madre, atto unico diretto da Michele La Ginestra. È la storia di Maria, delle sue emozioni e delle sue sensazioni più intime, scaturite dall’annuncio dell’arcangelo Gabriele. Una rivelazione che tocca profondamente anche Giuseppe che, affidandosi completamente a Dio, decide di difendere la sua futura sposa assumendosene i rischi. Un racconto che appartiene a ognuno di noi, a chiunque voglia confrontarsi con gli annunci che la vita gli propone. “Stiamo attenti ai messaggi del Signore che spesso arrivano in modi diversi e inaspettati”, afferma ai microfoni di Radio Vaticana - Vatican News il regista, per il quale “tante volte il nostro sì è indispensabile per poter dare un senso alla vita che stiamo vivendo”.
Maria e Giuseppe come i profughi di oggi
In scena soltanto tre personaggi, una Maria narrante, una Maria giovane e Giuseppe. Gli attori a cui è stato affidato l’arduo compito di interpretare figure così intense sono Beatrice Fazi, Ilaria Nestovito e Francesco Stella che, già l’anno scorso, al primo debutto dell’opera, hanno riscosso un grande successo di pubblico. “A me ha interessato molto l'umanità di questi due personaggi e soprattutto il fatto che Giuseppe avesse detto un sì che equivale al sì di Maria - prosegue La Ginestra - cioè questa accettazione di questo regalo magnifico per l'umanità è avvenuta da parte di entrambi”.
Il regista ha anche analizzato come un evento di duemila anni fa possa essere ancora oggi molto attuale. “Mi sono immaginato la fatica di un viaggio con un bimbo in grembo, con le difficoltà di dover comunicare alla comunità ciò che era accaduto senza che questa potesse comprendere - spiega ancora il regista - il fatto di essere così decisi nel far nascere questo bambino assomiglia un po' alle storie di alcuni profughi che oggi sono costretti ad attraversare mari ostili per portare in salvo la propria famiglia e per poter far nascere dei bambini che magari saranno poco accettati dalle persone che li ospiteranno”. Questo dimostra che la storia di Gesù appartiene a tutti, non bisogna sentirla lontana ma, soprattutto, specifica La Ginestra, vuole essere un invito alla speranza, alla gioia e alla salvezza che è necessario attualizzare. "Stiamo attenti, dunque, ai messaggi del Signore che spesso arrivano in modi diversi e inaspettati. Tante volte - conclude - il nostro sì è indispensabile per poter dare un senso alla vita che stiamo vivendo".
Maria emblema della precarietà
La particolarità dello spettacolo di Michele la Ginestra, che dopo Roma sarà a Novara e Udine, è la presenza sulla scena di una Maria narrante, che ricorda l’esperienza della sua maternità, attraversando diversi stati d’animo. Questo personaggio è interpretato dalla poliedrica attrice Beatrice Fazi, che racconta di aver rifiutato in passato alcuni lavori in cui avrebbe dovuto incarnare la Madonna perché non si sentiva all’altezza di interpretare questo ruolo. “Questa volta mi è piaciuta l’idea di essere calata in una realtà attuale – afferma l’attrice – il mio personaggio è un po' l’emblema della precarietà, della maternità non accolta. È una donna che, calata nei giorni nostri giorni, vive il disagio di fuggire da una guerra, di essere ultima tra gli ultimi”. Una situazione, dunque, che può essere molto vicina a tutte le donne in difficoltà e che sottolinea il bisogno di aprirsi a una fiducia che va oltre le possibilità e aspettative. “Mi è piaciuto rappresentare l'umiltà e la predisposizione all’obbedienza che appartiene alla Madonna – sottolinea ancora Fazi - quando riusciamo a viverla anche nella nostra vita, ci fa sentire figli”. È proprio questo il punto di forza dell'opera: riuscire a trasmettere la sensibilità e l’umanità di Maria e Giuseppe. “ In nome della madre - conclude Fazi - è uno spettacolo che credo continuerà ad avere una lunga vita perché racconta una storia bellissima”.
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