Elezioni in Europa: mettere il lavoro al centro delle politiche
Elvira Ragosta - Città del Vaticano
Tra il 23 e il 26 maggio si vota per rinnovare il Parlamento europeo, unica istituzione dell’Ue i cui membri sono eletti direttamente dai cittadini. Sono chiamati al voto gli elettori di tutti e 28 gli Stati membri, compreso il Regno Unito, non essendo ancora stata completata la procedura della sua uscita dall’Unione. Dopo Brexit, il numero dei deputati passerà da 751 a 705. Regno Unito e Paesi Bassi hanno già votato giovedì scorso, mentre Irlanda e Repubblica Ceca hanno votato venerdì. Ieri urne aperte in Lettonia, Slovacchia e Malta. Tutti gli altri Stati votano oggi. In Italia urne aperte dalle ore 7 alle 23 per eleggere 73 eurodeputati. Si vota tracciando una X sul simbolo di una sola lista. È possibile, ma non obbligatorio, esprimere fino a 3 preferenze, scrivendo nome e cognome, o solo il cognome dei candidati appartenenti alla lista votata. In caso di più preferenze, però, i candidati dovranno essere di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda e terza preferenza.
L’auspicio del cardinale Bagnasco
“I vescovi europei credono fermamente nell’Europa unita e auspicano che anche in questa tornata elettorale ci sia una testimonianza concreta che confermi il sogno di un cammino unitario dei padri dell’Europa”. Così, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccce), in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano "Avvenire".
Il tema del lavoro in Europa
Tra le tematiche europee, in vista del voto che eleggerà il nuovo Parlamento, c’è il lavoro. Per Roberto Rossini, presidente nazionale Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiani, quello del lavoro è il tema principale. “L’Europa - afferma Rossini a Radio vaticana Italia - viaggia a diverse velocità: ci sono Paesi che vanno molto veloci, come la Germania, la Francia e altri più piccoli; ci sono, invece, Paesi che arrancano, oppure, come nel caso italiano, dove il tasso di disoccupazione rimane piuttosto stabile. Quindi, si rende necessario proprio l’intervento dell’Europa per provare a pensare politiche differenti rispetto a quello che abbiamo fatto fino a ora”. Per Rossini è il rilancio dell’economia europea il modo per vincere la sfida del lavoro in ambito europeo: “Occorre un grande Piano Marhsall, una sorta di grande investimento, come è stato fatto per il quantitative easing in ambito finanziario – aggiunge il presidente nazionale Acli - per riabilitare il tema delle infrastrutture, materiali e immateriali, che crei le condizioni per fare nuove imprese, soprattutto a favore dei giovani”.
(Ultimo aggiornamento: domenica 26 maggio 2019, ore 08.36)
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