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Rapporto Osservasalute 2017: ancora profondo il divario fra Nord e Meridione

Salute in Italia: persiste il divario tra Nord e Sud, con gravi ricadute per la popolazione. Criticità si registrano anche in alcune regioni del Centro Italia.

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

In Italia, principalmente nelle regioni settentrionali, si muore meno per tumori e malattie croniche grazie alla prevenzione. Nel Sud, invece, la situazione è sempre più preoccupante: il tasso di mortalità per queste malattie è nettamente maggiore.  E’ quanto emerge dal XV Rapporto Osservasalute (2017),  presentato oggi a Roma al Policlinico Gemelli.

Differenze inique frutto di scelte politiche

“È evidente- ha detto il direttore dell’Osservatorio nazionale sulla Salute, Walter Ricciardi -  il fallimento del Servizio sanitario nazionale, anche nella sua ultima versione federalista, nel ridurre le differenze di spesa e della performance fra le Regioni. Rimane aperto e sempre più urgente il dibattito sul segno di tali differenze. Si tratta di differenze inique perché non naturali, ma frutto di scelte politiche e gestionali”. “È auspicabile – ha aggiunto Ricciardi - che si intervenga al più presto partendo da un riequilibrio del riparto del Fondo sanitario nazionale, non basato sui bisogni teorici desumibili solo dalla struttura demografica delle Regioni, ma sui reali bisogni di salute, così come è urgente un recupero di qualità gestionale e operativa del sistema, troppo deficitarie nelle regioni del Mezzogiorno”.

Speranza di vita

Nel 2017 – si ricorda nel dossier - la speranza di vita alla nascita è pari a 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne. Oltre il 30% degli over 65 “ha molta difficoltà o non è in grado di usare il telefono, prendere le medicine e gestire le risorse economiche, preparare i pasti, fare la spesa e svolgere attività domestiche leggere, svolgere occasionalmente attività domestiche pesanti”. Si stima che saranno ben 1,6 milioni, nel 2028, le persone non in grado di svolgere attività quotidiane per la loro cura. “Ci troveremo di fronte a seri problemi per garantire un'adeguata assistenza agli anziani – ha spiegato il direttore scientifico dell'Osservatorio, Alessandro Solipaca - in particolare quelli non autonomi, perché la rete degli aiuti familiari si va assottigliando a causa della bassissima natalità che affligge il nostro Paese da anni e della precarietà dell'attuale mondo del lavoro”. Per quanto riguarda gli stili di vita. si registrano piccoli passi avanti: aumenta la pratica sportiva, ma aumentano anche gli obesi e non diminuiscono i fumatori.

Mortalità precoce

“Nonostante l’invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle malattie croniche – si legge nel Rapporto - in Italia si verificano meno decessi in età precoce: il tasso standardizzato di mortalità precoce, cioè tra i 30-69 anni, dovuta principalmente alle patologie croniche, è diminuito di circa il 20% negli ultimi 12 anni, passando da 290 a circa 230 per 10mila persone”. Ma anche per quanto riguarda la mortalità precoce, sono evidenti le differenze a livello territoriale . Con il passare degli anni, anzi, la distanza tra Nord e Sud è aumentata. Nel 2015, la provincia autonoma di Trento ha presentato il valore più basso (195,6 per 10mila abitanti), mentre la Campania quello più alto (297,3 per 10 mila), con un tasso del 22% più alto di quello nazionale.

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19 aprile 2018, 14:28