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Mostre. A Bergamo Raffaello e l'eco del mito

A Bergamo fino al 6 maggio 2018 una mostra dedicata a Raffaello e al fascino che ha esercitato nei secoli. "Raffaello e l'eco del mito" è la prima esposizione italiano celebrativa dei 500 anni della morte del pittore che ricorrono nel 2020.

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

Un nome la cui eco non ha mai smesso di risuonare ispirando generazioni di artisti nell’arco di 5 secoli. A Raffaello Sanzio, emblema del Rinascimento Italiano, e a quanti fino ad oggi sono rimasti affascinati dalla sua pittura, è dedicata la mostra della Fondazione Accademia di Carrara, “Raffaello e l’eco del mito”, allestita fino al 6 maggio nelle sale della Gamec, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. L’esposizione anticipa le celebrazioni dell’anniversario, nel 2020, dei 500 anni dalla morte del maestro urbinate. 14 le opere autografe sulle oltre 60 in catalogo.

San Sebastiano, emblema della mostra

Cuore della rassegna è il San Sebastiano, capolavoro giovanile proveniente dalle raccolte della Carrara, un documento che rivela l’ambiente culturale in cui nasce il pittore: il ducato di Urbino, tra i principali centri del Rinascimento italiano, nel quale, attorno alla persona del duca Federico da Montefeltro si raccolgono i principali artisti della seconda metà del Quattrocento. Il dipinto eseguito tra il 1502 e il 1503 svela gli esordi di Raffaello, una fase poco esplorata della sua biografia: dal 1500, data della sua prima commissione, – la Pala del Beato Nicola da Tolentino, di cui la mostra offre anche il disegno preparatorio -  al 1504, quando l’urbinate parte per Firenze dove si confronterà con Michelangelo e Leonardo.

Raffaello a confronto con i maestri e con i suoi contemporanei

La curatrice Maria Cristina Rodeschini:  “E’ un dipinto magnifico. E’ collocato al centro di una sala dove dialoga con le sue fonti stilistiche come Perugino (Perugino, il padre Giovanni Santi e Pintoricchio); con autori che hanno affrontato lo stesso tema iconografico come Hans Memling e due allievi di Leonardo. Raffaello non ha ancora 20 anni quando lo dipinge: non è un San Sebastiano trafitto dalle frecce, non è l’immagine consueta che abbiamo di san Sebastiano. E’ un giovane, un paggio elegantemente vestito che tiene una freccia come fosse un ornamento. Il recente restauro ha messo in evidenza i bellissimi effetti di trasparenza atmosferici nel paesaggio”. 

I disegni

A testimonianza del prezioso corpus grafico raffaellesco, sono esposti anche disegni di pregiata bellezza come il Ritratto di giovane di Lille. Tra i temi iconograficiil sacro è dominante. Colpisce nel suo essere semplice e preziosa contemporaneamente la Croce processionale del Poldi Pezzoli di Milano. 

Ricostruita la predella della Pala Colonna

Ma c’è qualcosa nelle opere giovanili che prefigura il Raffaello della maturità e delle Stanze Vaticane? “C’è ad esempio la predella della Pala Colonna – spiega ancora Rodeschini - che per la prima volta si vede in Europa. La predella è la parte sottostante la grande pala. Questa predella è stata smembrata nei secoli e le singole parti sono finite in varie collezioni: una si trova all’Isabella Stewart Gardner di Boston, un’altra alla National Gallery di Londra e un’altra al Metropolitan Museum of Art di New York dove si conserva anche la pala principale. Abbiamo ricomposto questa serie: sono tre storie di Cristo e qui c’è una finezza straordinaria, così come nel San Michele del Louvre”.

La Fornarina e l'eco nell'Ottocento

Unica opera della maturità presente in mostra è la Fornarina di Palazzo Barberini a Roma: vero e proprio banco di prova per molti pittori dell’Ottocento: “La fama di Raffaello - continua la curatrice - non ha mai avuto flessioni. E’ celebrato in vita, in morte, nel Seicento, nel Settecento. La Fornarina ci interessa perché nell’Ottocento è come se il fuoco si riaccendesse con maggior vigore: tutti parlano di Raffaello: anche la Francia si interessa a Raffaello. Il collezionismo si rimette in moto. In mostra c’è un’intera sala che ha al centro la Fornarina di Raffaello, opera matura del 1519-20 contornata dalle varie interpretazioni da parte di pittori ottocenteschi italiani di questo amore di Raffaello con questa cortigiana”.

Raffaello, ispiratore anche per l'arte contemporanea

L’esposizione offre anche una sezione di arte contemporanea, tra cui spiccano i nomi di Pablo Picasso e Giorgio De Chirico, a testimonianza di come Raffaello abbia continuato e continui ad ispirare i pittori dopo lui.

Ascolta il servizio sulla mostra di Raffaello a Bergamo con l'intervista a Maria Cristina Rodeschini

 

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19 marzo 2018, 10:27