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In memoria dei Giusti dell'Umanità

Nella prima Giornata dei Giusti dell’Umanità, l'intervista a Gabriele Nissan, direttore di Gariwo: "riflettiamo sugli uomini Giusti capaci di prevenire il male". Sono come alberi che segnano il tracciato.

Emanuela Campanile e Fabio Colagrande - Città del Vaticano

"Secondo la tradizione della Cabala, ogni generazione ha 36 giusti a cui Dio affida le sorti del mondo perchè esso non scompaia. Vivono nell'anonimato e nessuno sa dove siano". Ce lo ricorda Gabriele Nissim - presidente di Gariwo, la Onlus che dal 1999 si impegna a divulgare l'operato dei Giusti di tutto il mondo perchè "la memoria del bene" diventi "potente strumento educativo e serva a prevenire genocidi e crimini contro l'Umanità".

Il termine Giusto, invece - usato per la prima volta in Israele e associato ai non ebrei che si adoperarono per salvare gli ebrei dalla persecuzione nazista - è tratto dal passo della Bibbia che afferma "chi salva una vita salva il mondo intero" e oggi, per usare le parole del filosofo Robert Zaretsky, è diventato "patrimonio di tutta l’umanità". 

E' dunque in questa prospettiva ampia e senza confini che oggi, martedì 6 marzo, l'Europa fa memoria di questi uomini e di queste donne sconosciuti ai più, ma le cui azioni hanno avuto la forza - citando questa volta l'argentino Borges - "di spostatare la storia".

"Dobbiamo pensare alle persone che si oppongono al male quando sta per nascere - spiega Nissim - che agiscono per impedire che i germi del male si diffondano. Ne abbiamo bisogno e - aggiunge - credo che questi nostri giovani così bistrattati potrebbero, con il loro impegno e i loro ideali, dare un segnale a questa nostra realtà così complicata". Tra i Giusti di cui domani si farà memoria, anche alcuni musulmani che, sottolinea il presidente di Gariwo, "sono diventati messaggeri di pace in un mondo che li vuole identificare con il male e la minaccia di oggi"

Ascolta l'intervista integrale a Gabriele Nissim

 

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05 marzo 2018, 18:04