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Vertice a Belgrado. MCL: sostenere l’ingresso dei Balcani in Europa

Mentre l’Ue apre le porte ai Balcani con una nuova strategia, a Belgrado MCL ed EZA hanno convocato un vertice per parlare di integrazione e allargamento. Costalli: un’Europa stabile e integrata porta la pace.

Cecilia Seppia - Città del Vaticano

A Belgrado si parla di dialogo e di integrazione in Europa, in un vertice internazionale convocato da Movimento Cristiano dei Lavoratori (MCL) e dall'European Centre for Workers’ Questions (EZA) dopo le aperture di Bruxelles che pare finalmente intravedere all’orizzonte le luci di tutta la regione dei Balcani occidentali, ancora oggi bloccata nel limbo di violente tensioni interne ma desiderosa di portare i propri Parlamenti all’interno dell’Ue. Il 2025 appare come una prospettiva credibile per l’ingresso di Serbia e Montenegro ma a condizione che prima vengano risolte tutte le questioni in sospeso.

Stabilità e pace

Al vertice partecipano organizzazioni sociali e sindacati provenienti da tutti i Paesi dell’area (Serbia, Montenegro, Albania, Kosovo, Bosnia Erzegovina, Macedonia e Romania). Forte è anche la presenza della Chiesa cattolica e di quella ortodossa. I problemi sono ancora tanti – sostiene Carlo Costalli, presidente di MCL. Ci sono problemi politici ed economici. Problemi di convivenza tra i vari gruppi storici (serbi, croati e musulmani), ma il rischio è che se non si procede all’integrazione il destino di questi popoli sia quello delle migrazioni forzate. “Bisogna dare stabilità e prospettiva di pace; questo porta investimenti, porta verso una crescita economica e favorisce i giovani nel rimanere a Sarajevo, a Belgrado, a Tirana, a Skopije. In caso contrario, c’è una migrazione che porta instabilità e noi non abbiamo necessità di questo. È qui il nostro ruolo, quello delle organizzazioni sociali, dei corpi intermedi, dei sindacati; ci sono dei bei sindacati liberi in tutti questi Paesi. Anche la Chiesa è molto attiva, anche se in molti di questi Paesi è minoritaria. Sono minoranze molto attive soprattutto a Sarajevo e a Belgrado”.

Dialogo e investimenti

Fondamentale è insistere sul dialogo, su azioni concrete, ma non bisogna dimenticare l’azione formativa. “Nel nostro piccolo – prosegue Costalli - abbiamo investito fette importanti del cinque per mille in queste aree soprattutto a Sarajevo costruendo abitazioni, centri per il dialogo. E tutto questo sta producendo il diffondersi di un più forte sentimento  e conoscenza degli ideali europei. Un sondaggio fatto qui a Belgrado rivela per esempio che qui c’è una forte presenza nazionalista, forse la più alta rispetto agli altri Paesi, ma per la prima volta il gradimento dell’Europa supera il 50 percento. Dobbiamo lavorarci, perché anche l’Europa ha le sue responsabilità. Spesso la sentiamo lontana; lo vediamo nei nostri Paesi. Quindi dobbiamo lavorare tutti in questa direzione. Non c’è prospettiva alternativa. Le alternative sono nazionalismi, populismi, il rischio di radicamento islamista, il diffondersi del crimine organizzato. Vogliamo un’Europa migliore, ma la prospettiva è l’Europa stessa”.

Ascolta l'intervista a Carlo Costalli

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14 febbraio 2018, 13:17