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ProVita: scienza prenatale una speranza spesso sconosciuta

Conferenza stampa stamattina a Roma di ProVita Onlus. Il presidente Toni Brandi e il professor Giuseppe Noia spiegano come la scienza prenatale può diventare servizio sociale alle famiglie.

Eugenio Murrali - Città del Vaticano

Le diagnosi prenatali sono vissute il più delle volte dai genitori come sentenze di morte, mentre quattrocento studi documentano che la scienza prenatale ha compiuto enormi progressi e può migliorare le condizioni dei nascituri, in certi casi risolvere problematiche sussistenti e, comunque, sostenere e accompagnare i nascituri, le mamme e le famiglie.

Mancanze e disinformazione

Il professor Giuseppe Noia del Policlinico Gemelli ha messo in luce molte carenze nei percorsi di gravidanza. Nelle sue ricerche ha rilevato una mancanza di supporto medico o di assistenza, non di rado l’induzione all’aborto. A ciò si accompagna un deficit di informazione: errate convinzioni sulle patologie, l’amplificazione del rischio, la non conoscenza della storia naturale della patologia. Infine fanno difetto i punti di riferimento e le forme di supporto. Alle famiglie capita di frequente di non sapere a chi rivolgersi.

Alcuni dati sull’aborto

“La società – osserva lo scienziato – si sposta sempre più verso una forma di eugenismo selettivo. L’aborto eugenetico, non uso volutamente il termine ‘terapeutico’ perché non c’è nessuna terapia, è aumentato in 35 anni: dallo 0,5% del 1981 al 5,3% del 2016, con punte in Sardegna che arrivano al 23,2%”. Per questo, secondo il professore, c’è bisogno di un sistema di assistenza alle famiglie che crei consapevolezza sulle reali condizioni del bambino.

La scienza prenatale come servizio sociale

La scienza prenatale non abdica al rigore ma, spiega il ginecologo: “sposa la compassione, la tenerezza, diventa medicina condivisa, come dice Papa Francesco: bisogna lasciare il camice e indossare il grembiule”. Il professor Noia, presidente della Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus, insiste sul fatto che le consulenze devono aiutare a comprendere e non avere un carattere direttivo, servono a offrire cioè quella alternativa all’aborto di cui parla la stessa legge 194. Una buona informazione e il supporto aiutano a restituire “dignità genitoriale” di fronte a un progetto che le famiglie sognano, ma che una diagnosi infausta può far crollare.

I progressi della medicina prenatale

Il servizio sociale della scienza prenatale parte da dati scientifici maturati con quattrocento lavori su come curare il bambino in utero, senza accanimento terapeutico, con alte percentuali di sopravvivenza. La scienza ha fatto grandi passi avanti nella terapia fetale. Accanto alla terapia c’è l’Hospice perinatale, un’unità operativa specialistica che offre assistenza alle famiglie che devono affrontare diagnosi prenatali di gravi patologie e malformazioni spesso incompatibili con la vita extrauterina. Nell’Hospice vengono offerte, tra l’altro, cure prenatali e analgesia del dolore fetale, accoglienza e accompagnamento dei bambini affetti dalle patologie, cure palliative pre e post-natali. Un esempio: in 20 anni di studio dell’igroma cistico, si è visto che su 156 casi la regressione intrauterina è stata osservata nel 38% dei casi, con completa scomparsa nel 75%. Ci sono stati 54 aborti spontanei (63%) e 51 nati vivi (50%), con un buon esito nel 68,6% dei casi, i controlli medici programmati – il cosiddetto follow-up – sono stati completati in 102 casi.

Il contributo concreto di ProVita

In occasione della conferenza stampa, ospitata dall’associazione “Per Roma” e moderata dal suo segretario generale Renato Corbella, Toni Brandi, presidente di ProVita ha mostrato l’assegno con i fondi raccolti grazie all’aiuto dei sostenitori nell’ambito della campagna natalizia “Aiuta a far nascere il Bambino!”. Il denaro sosterrà le attività scientifiche e sociali della Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus. Toni Brandi sottolinea l’importanza di aprire centri di ascolto e hospice, perché, secondo il presidente di ProVita: “La gente non sa, non è informata. Ci vuole una battaglia culturale di tre o quattro anni per poter modificare sostanzialmente o abrogare la legge 194. L’informazione è fondamentale”.

L’interruzione di gravidanza un trauma sottovalutato

La scienza prenatale e perinatale, come scienza condivisa, va incontro anche alla salute psicologica della donna. Afferma il professor Noia: “Tantissimi studi dicono che l’interruzione di gravidanza non è facile. La salute psicologica della donna è fortemente inficiata dalla perdita non di grammi, non di centimentri, non di morfologia o di aspetto, ma dalla perdita del figlio, perché la realtà del figlio nessuno la può disconoscere. Un figlio va aiutato, va curato prenatalmente".

Ascolta l'intervista al prof. Giuseppe Noia

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31 gennaio 2018, 15:31