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Rohingya in fuga Rohingya in fuga 

Rohingya: appelli di Medici senza Frontiere e Save the Children

Ancora vittime a causa della violenza in Myanmar e rischio di un’epidemia di difterite letale nei campi profughi in Bangladesh: sono le ultime due denunce

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Tra agosto e settembre scorsi, nell’arco temporale di un mese, sono morti a causa della violenza in Myanmar, nello Stato di Rakhine, almeno 6.700 Rohingya, tra cui 730 bambini al di sotto dei 5 anni. E al momento, nei campi del Bangladesh che ospitano i profughi Rohingya, si rischia un’epidemia di difterite letale che ha già causato 15 vittime tra i più piccoli. Sono le ultime due denunce di Medici Senza Frontiere e Save the Children. Riguardano un’emergenza umanitaria di cui più volte si è occupato Papa Francesco, nel corso del suo ultimo viaggio apostolico nei due Paesi asiatici e non solo.

Medici Senza Frontiere: le vittime
Nelle diverse inchieste condotte da Medici Senza Frontiere nei campi del sud del Bangladesh, nell’area di Cox’s Bazar, “è stata campionata una popolazione di più di 2.500 famiglie, quindi oltre 11 mila persone”, spiegaSilvia Mancini di Msf. “La maggior parte di queste - sottolinea - ha dichiarato di aver perso almeno un familiare, se non di più, a causa delle violenze successive al 25 di agosto nello Stato di Rakhine. Si tratta di stime approssimative perché non abbiamo valutato le famiglie completamente sterminate e quelle che sono ancora lì”. Si tratta di testimonianze molto forti, aggiunge: “ci hanno raccontato che i militari birmani – riferisce - hanno attaccato diversi villaggi e bruciato case, ci hanno parlato di violenze, colpi di armi di fuoco: tra il 50 e il 60% di queste famiglie hanno avuto almeno un familiare morto per tale motivo. Molti poi sono stati bruciati vivi, il 2% sono morti per le conseguenze di violenze sessuali, l’1% sono saltati sulle mine durante la fuga. Tra questi, 703 bambini”. Msf, che nel comunicato evidenzia azioni di “esercito e polizia del Myanmar” in risposta ad “attacchi dell’Esercito per la salvezza dei Rohingya dell’Arkan - parla di “violenza intenzionale nei confronti di una popolazione”.

Ascolta e scarica l'intervista a Silvia Mancini

Save the Children: la difterite
A monitorare i campi profughi in Bangladesh è anche Save the Children. Lì “purtroppo le condizioni sanitarie e igieniche sono veramente drammatiche e ci siamo accorti, nei nostri sette presidi sanitari nei campi di sfollati, che ci sono episodi di difterite che purtroppo hanno portato già alla morte di 15 bambini”, spiega Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children Italia. Si tratta di una malattia infettiva che “si può passare attraverso colpi di tosse, starnuti, scarsa igiene delle mani e può portare ai decessi nel 10% dei casi. Quindi - aggiunge - il rischio di epidemia in questo momento è molto alto”. Gli operatori di Save the Children in loco stanno “somministrando delle cure a base di antibiotici, cercando di portare queste cure al più ampio numero di persone possibili, includendo anche gli operatori umanitari presenti nell’area al momento, e avviando delle campagne di vaccinazioni”. “Tra un paio di giorni - annuncia Ungaro - comincerà una campagna di vaccinazioni di massa tra i bambini tra i 7 e i 15 anni”, puntando a “ridurre di molto il pericolo”. Necessari quindi “maggiori risorse e investimenti” per estendere le cure. Al momento, conclude, “ci sono quasi 650 mila persone Rohingya presenti in Bangladesh” e “in Myanmar, nello Stato del Rakhine, non c’è accesso umanitario”.

Ascolta e scarica l'intervista a Filippo Ungaro

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15 dicembre 2017, 13:48