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Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei 

Bassetti all’Ue: “Servono coraggio e umanità per il bene di tutti”

Prima visita a Bruxelles per il presidente della Cei, che ha incontrato le principali istituzioni europee. Tra i temi affrontati immigrazione e occupazione. Sul caso Alfie Evans: “non c’è posto in Europa per una soluzione falsamente pietosa"

Michele Raviart – Città del Vaticano

“L’Europa non può essere soltanto un’aggregazione di Stati oppure qualche cosa che riguarda il mondo finanziario”, ma è una “comunità” e una “casa comune”. Lo ha ribadito il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, in questi giorni a Bruxelles nella sua prima visita ufficiale da presidente della Cei alle istituzioni europee.

Rafforzare il dialogo con l'Europa

Il porporato, che ha guidato la delegazione dei vescovi italiani, ha incontrato il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, Luca Jahier del Consiglio economico e sociale e un gruppo di europarlamentari italiani. Obiettivo della visita rafforzare il dialogo tra Chiesa e Ue e di discutere le attuali sfide europee.

R.- Penso davvero che abbiamo gettato qualche seme per il futuro dell’Europa. Da parte nostra abbiamo potuto porre anche tante questioni che riguardano il bene non soltanto dei Paesi che fanno parte dell’Ue, ma anche dell’insieme dell’Europa. I temi affrontati sono stati le migrazioni internazionali, le politiche per l’occupazione, lo sviluppo di una solidarietà continentale e soprattutto la necessità di rafforzare il dialogo tra la Chiesa e le istituzioni europee per favorire veramente il bene comune.

Quale può essere a questo punto il contributo della Chiesa italiana e dell’Italia, nel diffondere questi temi, e come ha detto lei, la speranza in questa “casa comune” che è l’Europa?

R.- Ho fatto una mia proposta per realizzare un incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo, ispirandomi ai colloqui di Giorgio La Pira di 60 anni fa, proprio sul Mediterraneo, dove convivono le tre religioni monoteistiche abramitiche, che sono appunto la religione ebraica, cristiana e musulmana. Si tratta di un incontro importante perché riguarda addirittura tre continenti (Europa, Asia e Africa), ma soprattutto sarà di grande importanza per l’Europa, perché se noi riusciamo ad innescare un processo di pace nel sud del continente, è chiaro che questo poi sarà vantaggioso anche per tutti. Lo scopo è proprio la pace.

Uno dei temi sul quale si è speso è quello della solidarietà per chi viene in Europa. Che sensibilità ha trovato da parte delle istituzioni europee?

R. - Ho trovato una disponibilità all’accoglienza, sempre secondo una visione di carità, perché se non si parte dalla carità e dal fatto che veramente la Terra è di tutti, non possiamo risolvere questo problema. Perché la dignità umana dev'essere sempre salvaguardata. Ho detto che serve coraggio, che bisogna superare la retorica della paura, perché in questo momento è proprio la paura che paralizza. Ci vuole anche sapienza, competenza e soprattutto, come dice il Santo Padre, esercitare anche la virtù della prudenza e  far stabilire anche i modi migliori perché si possa accogliere i fratelli. Lo ripeto: servono coraggio, umanità e soprattutto idee realistiche e applicabili per il bene di tutti.

In questo senso serve anche uno sforzo ulteriore anche da parte dei governi dei Paesi membri, oltre che delle istituzioni…

R. - Non c’è dubbio. E l’Europa può essere anche un motore che aiuta in questo senso, anche perché i problemi migratori non possono essere affrontati da soli dalle singole nazioni, ma c’è bisogno della cooperazione di tutti.

Ha delle speranze per la situazione politica italiana, in questa fase ancora interlocutoria?

R. - Chiunque vada al governo, non parta mai dai propri punti di vista, ma si metta nei panni delle persone che è chiamato a servire, perché la politica è un servizio. Allora che ci sia il primato della persona, della famiglia, del lavoro, della casa, della scuola, dell’occupazione soprattutto del lavoro dei giovani che sta diventando un dramma. L’ Italia è molto fraglie, nelle persone, nelle istituzioni, nel suo territorio come dimostrano i terremoti… E quindi c’è veramente bisogno di risanare l’Italia. Io ho usato una parola che voglio sottolineare ancora: “ricucire”. Perché di frizioni e di fratture ce ne sono anche troppe. Questo deve essere il momento positivo del “fare”, del “ricucire” e di venire incontro ai problemi reali della gente.

Alla luce di quello che succedendo in queste ore al piccolo Alfie Evans nel Regno Unito, è necessario che l’Europa, in senso anche culturale, avvii una riflessione comune sulla vita e sulla sua tutela?

R. - Bisogna veramente, come ha detto Papa Francesco, che l’Europa ritrovi la sua anima. Un’anima europea in cui non c’è posto per nessuna soluzione falsamente pietosa che possa porre fine a un’esistenza. Questo mai. La vita non si uccide, non si sfrutta, non si odia. Quindi ben venga una riflessione comune sulla vita e la sua tutela. Su problemi di questo tipo bisogna smetterla, lo dico con forza, con i discorsi ideologici e difendere veramente quelli che sono i diritti fondamentali. Ripeto le parole del Santo Padre: “Dio solo è il padrone della vita".

Scarica e ascolta l'intervista integrale al cardinale Gualtiero Bassetti

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24 aprile 2018, 18:15