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Francesco: lo sport sia competizione genuina non corrotta da altri interessi

Nel messaggio ai partecipanti al Convegno Internazionale su Sport e Spiritualità “Mettere la vita in gioco”, a Roma da oggi e fino al 18 maggio, il Papa riconosce che l’attività sportiva, “plasmando la vita quotidiana di molte persone”, ha “un ruolo sempre più importante nella società”: necessria una pastorale che ne valorizzi l'azione evangelizzatrice, non venga mai veno meno lo spirito “amatoriale” che ne preserva la genuinità

Tiziana Campisi - Città del Vaticano


Lo sport “è un modo di impiegare il tempo libero che suscita interessi e opportunità di incontro, aggrega, crea comunità, dinamizza la vita in maniera ordinata e promuove sogni, soprattutto nelle giovani generazioni” e, “plasmando la vita quotidiana di molte persone”, ha “un ruolo sempre più importante nella società”. Francesco lo evidenzia nel messaggio ai partecipanti al Convegno Internazionale su Sport e Spiritualità Mettere la vita in gioco che si apre oggi, 16 maggio, a Roma e che proseguirà fino a sabato, promosso dal Dicastero per la Cultura e l'Educazione e dall'Ambasciata di Francia. La tre giorni vede la partecipazione di manager, ex atleti, cappellani e rappresentanti della pastorale dello sport e si concluderà con una Staffetta della solidarietà al Circo Massimo.

Valori genuini

Nel testo indirizzato ad atleti e a quanti sono impegnati in vario modo in attività sportive, Francesco sottolinea la necessità di “una pastorale dello sport e un’educazione ai valori genuini della competizione, purificata da egoismi e da interessi meramente materiali”. Ed “è importante che la Chiesa rifletta sull’esperienza sportiva e la valorizzi adeguatamente nella sua azione evangelizzatrice”.

La vita spirituale come attività agonistica

Il Papa ricorda che “l’apostolo Paolo ha paragonato più di una volta la vita spirituale all’attività agonistica, in particolare alla corsa il cui premio è Cristo stesso” e che “la disciplina e la temperanza degli atleti, come pure il sano agonismo sono stati spesso valorizzati come metafore della vita cristiana virtuosa”. E allora quanti “in qualche modo, desiderano e si sforzano di piacere a Dio ed essere suoi amici” e sono coinvolti nello sport, “sono chiamati ad agire in modo da proporre Gesù come ‘vero atleta di Dio’”. E se “recenti pronunciamenti pontifici hanno arricchito la riflessione ecclesiale sullo sport, collocandolo nel suo orizzonte umano, mettendo in guardia dai rischi di disumanizzazione e corruzione, promuovendolo come luogo privilegiato di incontro tra persone e di fraternità tra i popoli”, ora il Convegno su Sport e Spiritualità approfondirà “valenze etiche, sociali, culturali, politiche e spirituali” dello sport stesso.

Non venga mai meno lo spirito amatoriale dello sport

A quanti prendono parte all’evento, Francesco augura buon lavoro e offre un’indicazione: “nello sport, a tutti i livelli, non dovrebbe mai venir meno lo spirito ‘amatoriale’, che ne preserva la genuinità”. Uno stile, questo, “strettamente legato alla qualità della vita spirituale” di dirigenti, allenatori, tecnici e atleti. Infine il Papa sottolinea “la grande responsabilità educativa degli adulti”, rilevando che “la loro coscienza formata nei valori umani è determinante per dar vita ad ambienti sportivi sani e formativi” perché previene atteggiamenti diseducativi “e ogni forma di abuso, specialmente a danno dei minori e dei più vulnerabili”.

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16 maggio 2024, 15:45